Record di Nobel ai Paesi che mangiano più cioccolata

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Corriere della Sera
Giuseppe Remuzzi

La Svizzera guida la classifica, l’Italia tra gli ultimi.

Cosa non si fa per poter avere il Premio Nobel! Ci sono persino dei libri, li scrivono quelli che il Premio Nobel l’hanno già avuto (J. Michael Bishop, How to win the Nobel Prize e Peter Doherty, The Beginner’s Guide to Winning the Nobel Prize, insomma piccole guide per prepararsi fin da piccoli agli onori di Stoccolma). Dato che succede tutto in Svezia, quello che puoi fare per esempio è invitare colleghi svedesi influenti a conferenze dove presenti il tuo lavoro, non si sa mai… Oppure puoi frequentare i laboratori del Karolinska Institute di Stoccolma per mesi o anni. Al Karolinska si fa ricerca di prim’ordine, passare un po’ di tempo in quei laboratori è utile comunque e fra l’altro è un modo di farsi conoscere. Quello che serve di più è conoscere e frequentare premi Nobel (anche loro hanno voce in capitolo nella scelta) ma è una faticaccia. Oggi però per gli scienziati più ambiziosi — quelli con l’ossessione del Nobel per intenderci — c’è una strada più facile, e persino piacevole perché ha a che fare con il cioccolato. Che c’entra il cioccolato col Premio Nobel? C’entra, eccome. Si sa da tempo ormai che certi cibi, quelli ricchi di flavonolo come il cacao ma anche il vino rosso e molti frutti, aumentano le capacità intellettuali. Dal momento che il cioccolato fondente è ricchissimo di flavonolo chi ne consuma tanto dovrebbe essere molto più sveglio degli altri. Ma allora perché non vedere se c’è un rapporto tra il consumo di cioccolato in certe aree del mondo e le facoltà cognitive della gente che vive lì? C’è un problema però. I dati sul consumo di cioccolato ci sono, ma l’intelligenza della gente è difficile da misurare (io posso misurare il quoziente di intelligenza di questo o di quel francese ma non l’intelligenza dei francesi). Così il dottor Franz Messerli — che lavora alla Columbia University di New York — è ricorso ad uno stratagemma. Ha preso in esame i dati sul consumo di cioccolato di 23 Paesi del mondo e ha contato i premi Nobel che ci sono stati fino al 2011 con l’idea che il numero dei premi Nobel di un certo Paese potesse riflettere l’intelligenza della gente che vive lì. I risultati sono sbalorditivi: c’è un rapporto fra consumo di cioccolato e premi Nobel che in termini statistici si configura con una correlazione lineare molto forte. La Svizzera è prima per consumo di cioccolato — 30 chili per persona all’anno — e fin qui niente di nuovo, ma è anche il Paese che ha avuto più premi Nobel di tutti. In fondo alla classifica ci sono Giappone, Brasile, Portogallo, Polonia e Italia: meno cioccolato (meno di 5 chili) e meno premi Nobel. In Cina dove di cioccolato non se ne consuma affatto non c’è stato nessun Premio Nobel. Intendiamoci, che una cosa correli con un’altra non vuol dire che ci sia un rapporto di causa effetto, ma qui una certa logica c’è visto che le proprietà del cioccolato sul cervello sono ben documentate. Ma c’è qualcosa che non torna e riguarda proprio la Svezia. Là il consumo di cioccolato è solo 6,4 chili per persona all’anno ma di premi Nobel ce ne sono stati pochi meno che in Svizzera. E su 23 Paesi quella della Svezia è l’unica bandierina fuori dalla «retta di regressione» (come chiamano gli statistici il rapporto tra due variabili). Come si spiega? Non sarà che il comitato che assegna il Premio Nobel ha un occhio di riguardo per gli svedesi? Forse, oppure chissà, il cervello degli svedesi è così sensibile agli effetti benefici del cioccolato che ne bastano piccole quantità per avere le stesse prestazioni che hanno gli svizzeri con 30 chilogrammi di cioccolato a testa. Ci sarebbero anche altri modi per spiegare il rapporto fra consumo di cioccolato e premi Nobel. Forse gli intelligentoni lo sono al punto da sapere da soli degli effetti del cioccolato sul cervello e allora ne mangiano di più. E fra l’altro nel mettere in rapporto le due variabili bisognerebbe tenere conto delle condizioni socio-economiche, del clima e delle altre abitudini alimentari. E poi: sappiamo che quanto più cioccolato si consuma in un certo Paese tanti più premi Nobel ci sono, ma quanto cioccolato abbia consumato ciascuno di quei premi Nobel — prima di essere premiato — non lo sa nessuno. Peccato perché sarebbe la prova definitiva, anche se il dottor Messerli — che ha pubblicato il suo lavoro pochi giorni fa sul New England Journal of Medicine — ha promesso che nei prossimi anni si dedicherà proprio a questo.