Quel cordone ombelicale che lega la Turco a Pilato

di Susanna Turco

Emma Bonino, che è tipo ottimista, ha voluto vederci un fatto positivo. Eppure, a ben guardare, l`«apertura» del ministro della Salute, Livia Turco, sul tema delle cellule staminali del cordone ombelicale, è assai più presunta che reale. «Pilatesca», dice la radicale Donatella Poretti. Già, perché in Italia la conservazione del sangue cordonale (utile per curare malattie come le leucemia) è consentita solo in strutture pubbliche E ora in consiglio dei ministri la Turco non ha fatto che confermare tale divieto alle biobanche private, limitandosi ad aggiungere, però, che non farà obiezioni se «questa fattispecie venisse prevista in altri provvedimenti». Insomma: io dico no, ma se il Parlamento dice sì, niente in contrario. Un capolavoro di diplomazia. Soprattutto perché in Italia le banche pubbliche sono cinque: quattro al nord, una al centro, zero al sud. È  la seconda volta che il ministro tiene sul tema i piedi in due scarpe: l’altra risale a maggio, quando la Turco rinnovò con un’ordinanza il divieto alla conservazione per uso personale (introdotto da Sirchia nel 2002), rinviando contemporaneamente a future «iniziative legislative» la regolamentazione dell`uso personale. La morale è che in entrambi i casi ha fatto un`ottima figura, ma non ha cambiato nulla. In Italia una madre non può conservare per suo figlio il sangue cordonale; può solo donarlo; ma per farlo deve partorire in uno dei pochi centri attrezzati (lo è il 10 per cento dei punti nascita) durante la settimana e di giorno (notte e weekend non è previsto il ritiro da parte delle banche). Oppure? Se può, spende 2000 curo e lo spedisce in una banca privata all`estero, come è accaduto per 1500 volte nel 2006. E questo è il bel risultato di una normativa che vorrebbe tutelare il sangue come bene di tutti.