Prodi: questa maggioranza non ha alternative se realizza il programma

Il Professore al question time: embrione inviolabile. Scandisce le parole, tutti devono capire: «Sono qui per realizzare il programma con questa coalizione». Poi rafforza il concetto: «Io non vedo alternative a questo governo».

È un «io» pronunciato con forza, con voluta intensità, nella consapevolezza che attorno a lui, nella sua stessa maggioranza, «molti si applicano in direzioni diverse ed e un’applicazione a cui in questi giorni in tanti si dedicano». Un gioco al quale si opporrà fino all’ultimo:«È un tormentone che ritorna — aggiunge al Tgl — ma non cambierò squadra né direzione: stiamo realizzando il nostro programma e lo stiamo facendo bene». Nessuno spazio per manovre, ammonisce, nella speranza di convincere anche quei settori della sinistra radicale che vivono come un incubo l’ipotesi di rimescolamenti e che oggi, dettaglio tutt’altro che trascurabile, giocheranno un ruolo fondamentale nel voto sulle missioni estere.

Romano Prodi sale sulla giostra del question time alla Camera (risposte di 3 minuti, a tambur battente, incalzato da una raffica di interrogazioni da parte dei deputati), facendo risorgere uno strumento che Silvio Berlusconi non ha mal utilizzato in 5 anni di governo. Il Professore invia un altolà grosso come una casa a chi sogna nuove formule: «Il mandato che ho ricevuto in aprile dagli elettori rappresenta la scelta precisa di un programma e di una coalizione», afferma in risposta a un’interrogazione del socialista Villetti. Solo in un caso, concede Prodi in una successiva intervista a La 7, potrebbe essere presa in considerazione l’idea di un rimescolamento delle carte: «Se fossimo bloccati nella realizzazione del programma. allora si potrebbe fare una riflessione».

Prodi affronta poi la questione delle staminali. In risposta all’interrogazione di Volontè (Udc) e a due giorni dall’approvazione del settimo programma quadro dell’Ue dove l’Italia ha giocato un ruolo chiave, il premier chiede una data per stabilire quali linee cellulari embrionali possano essere utilizzate nella ricerca. «Auspico — ha detto — che negli ulteriori passaggi al Parlamento Europeo venga accolta la proposta di definire una data per l’impiego di linee già esistenti. Il ministro Mussi a Bruxelles ha insistito su questo punto per garantire la coerenza tra il principio del rispetto della vita e l’apertura alla scienza. Non intendiamo sostenere sperimentazioni che comportino distruzione di embrioni» . E ribadisce il principio dell’inviolabilità dell’embrione».