Il principio del pendolo nel diritto di famiglia

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La pendolarità è una caratteristica del nostro diritto delle persone e della famiglia, anche se, nei suoi movimenti, più che regolare isocronismo si evidenzia imprevedibile asimmetria. Nel vecchio secolo, gli anni settanta rappresentarono una stagione di grandi riforme, capace di travolgere statuizioni che duravano da migliaia di anni.

All`epoca soffiava un vento di radicale cambiamento e l`Italia sembrava destinata ad allinearsi, per cultura e leggi, ai più evoluti Paesi dell`Europa occidentale. Quel vento tuttavia non durò e, sia pure con movimenti all`inizio non percettibili, il pendolo mutò direzione. Negli anni successivi emerse un nuovo conservatorismo, per il quale tornò di attualità l`immagine di un`Italia confinante, come l`antico regno dei Borboni, “per tre lati con l`acqua salata ed uno con l`acqua santa”, vale a dire di un luogo ove l`influenza della religione era più forte, tanto da impedire che venissero approvate riforme che altrove, al passo con i tempi, trovavano il loro spazio. Il culmine del movimento conservatore si ebbe con la legge 40 sulla procreazione assistita, che risultò una delle più restrittive e punitive del panorama internazionale, introducendo una quantità di nuovi reati e paradossalmente inquadrando il tema in un contesto nel quale si parlava (e si voleva impedire l`avvento) di ibridi e chimere. Poi, ancora, una nuova stagione. La Consulta, sulla base dei precetti della nostra Costituzione, smantellò, pezzo per pezzo, la legge 40 e l`Europa inviò all`Italia, tramite raccomandazioni e sentenza, segnali sempre più perentori in favore di scelte progressiste e riconoscimento di diritti negati. Con gli anni dal 2012 in poi si ebbe il coronamento di questa inversione di tendenza, con la riforma della filiazione, il divorzio breve, il divorzio “fai da te”, la parificazione tra padre e della madre in ordine al cognome dei figli (approvata da un solo ramo del Parlamento), fino alla fondamentale legge sulle unioni civili e sulle convivenze. Tuttavia il movimento del pendolo rimane incerto e frenato. Nessuna delle citate riforma risulta priva di compromessi, passi avanti e passi indietro, originali soluzioni; nessuna risolve definitivamente il problema, rimettendo altre scelte al futuro. In tale quadro, è legittimo chiedersi in che direzione procedere. In un contesto internazionale nel quale la spinta verso epoche medievali, sostenuta da movimenti religiosi, chiede all`Occidente di non arroccarsi in direzione del proprio medioevo, ma di sviluppare laicità e libertà, per fornire un limpido modello alternativo, che ponga al centro la persona ed i suoi diritti, l`Italia deve sciogliere il nodo tra l`essere un Paese moderno o continuare a seguire gli altri da lontano, fino a perderli di vista. Le riforme da fare sono innumerevoli. I più recenti interventi della nostra giurisprudenza sui diritti di vita familiare, che hanno determinato decisioni dettate dall`interesse dei figli in tema di maternità surrogata, adozione da parte di coppie composte da persone dello stesso sesso, legalizzazione di legami tra fratelli nell`ambito di famiglie non convenzionali, mostrano che, all’interno della società, vi sono esigenze di tutela che devono urgentemente trovare più espliciti riconoscimenti legislativi. Tutto ciò mentre eutanasia e testamento biologico attendono una regolamentazione conforme al precetto posto dal secondo comma dell`art. 32 della Costituzione, con tempi di attesa e rinvii che sarebbero intollerabili anche se le tematiche, invece di riguardare tutti, toccassero la vita di un solo cittadino.