Primo trapianto di rene senza trasfusioni a un testimone di Geova

Libero Quotidiano
Luca Bernardo

Chirurgia e testimoni di Geova, cosa li accomuna? Ritorniamo a fidarci della nostra Sanità. A febbraio nelle sale operatorie dell’Ospedale di Circolo di Varese si è svolto un intervento delicatissimo, eseguito solo in pochi altri centri in Italia. Si tratta di un trapianto renale eseguito senza ricorrere ad emotrasfusioni, sia durante che dopo l’operazione. La paziente, testimone di Geova e quindi contraria, per motivazioni di credo religioso, a ricevere trasfusioni di sangue, è attualmente ricoverata in buone condizioni generali nella terapia sub-intensiva dedicata ai pazienti trapiantati: il suo nuovo rene ha infatti rapidamente ripreso a funzionare. L’intervento è stato eseguito dal professor Giulio Carcano, responsabile della Struttura Semplice Dipartimentale Trapianti, insieme con il dottor Matteo Tozzi, seguendo le linee indicate da un preciso protocollo messo a punto nell’ambito del Dipartimento Trapianti, diretto dal professor Paolo Grossi, su proposta del dottor Alessandro Bacuzzi, anestesista, e condiviso da tutte le figure professionali che intervengono nell’approccio multidisciplinare dei pazienti trapiantati, tra cui, oltre ai chirurghi e agli anestesisti, i nefrologi, coordinati dal dottor Donato Donati, e gli infettivologi. In particolare, la possibilità di sottopone i pazienti testimoni di Geova a trapianto di rene senza ricorrere ad emotrasfusioni nasce dall’esperienza maturata dal Centro varesino trapianti nel trattamento chirurgico del paziente dializzato, che risulta essere gravemente anemico nella maggioranza dei casi, e dalla collaborazione tra l’équipe chirurgica, diretta dal professor Giulio Carcano, e quella anestesiologica, diretta dal profrssor Salvatore Cuffari, nella cura di questi pazienti. Dei numerosi centri trapianti operanti in Italia, solo pochi accettano di sottoporre ad intervento di trapianto d’organo pazienti che non acconsentano alla trasfusione di sangue, considerata la complessità e la delicatezza di un simile intervento. La gestione perioperatoria di questi pazienti deve infatti essere caratterizzata da una stretta e attenta collaborazione tra tutte le figure professionali coinvolte per garantire la sicurezza del paziente, la sopravvivenza dell’organo trapiantato e il rispetto delle motivazioni religiose.