Prelevate in gravidanza e conservate da 19 anni. Il caveau delle steminali

di Alessandra Mori

cellule staminalicellule staminaliChe il liquido amniotico contenesse cellule staminali multi potenti, capaci cioè di rigenerare e riparare organi e tessuti, lo si sapeva. La novità è che queste stesse cellule ora possono essere conservate e utilizzate in futuro per curare eventuali lesioni o malattie.

Ad offrire il nuovo servizio, il primo nel mondo, è il Biocell Center di Busto Arsizio (Varese). Un servizio che però non sostituisce la conservazione o donazione del sangue da cordone ombelicale: le staminali del liquido amniotico hanno caratteristiche diverse e diversa è anche la normativa. Per quelle del cordone ombelicale, infatti, la legge italiana vieta la conservazione autologa. In pratica è possibile donare il cordone ombelicale ma non conservarlo per uso personale, ameno che non ci si affidi a un istituto estero. Per le staminali da liquido amniotico, invece, non esiste alcun divieto e non si pongono neppure questioni etiche. Non solo. La loro conservazione è subordinata ad un’amniocentesi eseguita soltanto per escludere malattie genetiche del feto e non con il fine di mettere da parte queste cellule. «La nostra idea è quella di conservare i primi tre millilitri di liquido amniotico, prelevato durante l’esame, che generalmente vengono buttati via – ci spiega il prof. Giuseppe Simoni, direttore scientifico di Biocell Center – . Questo piccolo quantitativo è ricco di cellule non differenziate che peri bambini possono rappresentare una riserva per il futuro dautilizzare su loro stessi in caso di lesioni, incidenti e malattie di vano tipo, man a mano che scientificamente si valideranno applicazioni terapeutiche al momento note per le staminali da cordone ombelicale e da tessuti adulti».
Tra i vantaggi dell’operazione, il fatto che il liquido amniotico è già disponibile a chi fa l’amniocentesi, e che le provette utilizzate per conservarle sono piccole e quindi occupano poco spazio. «Prima di iniziare a conservarle – aggiunge il prof. Simoni abbiamo stimolato il differenziamento in tessuto osseo, cartilagineo e adiposo, e ora andiamo avanti per ottenere anche tessuti di organi specifici».
Ma come si accede a questo servizio e come funziona? Una volta chela donna sa di doversi sottoporre ad amniocentesi, può contattare il centro di Busto Arsizio per prendere accordi e farsi spedire un kit con spiegazioni tecniche e provette sterili che il suo ginecologo utilizzerà al momento dell’esame. Queste provette saranno poi inviate ai laboratori Biocell. Qui le cellule saranno trattate e, dopo i controlli di sterilità, preparate al congelamento a -196° in contenitori di azoto liquido, dove resteranno conservate per 19 anni. Il costo del servizio, aperto a tutti, è di 980 euro (pari a circa un euro per ogni settimana di conservazione). «Abbiamo scelto un termine di 19 anni – conclude il prof. Simoni – perché quello è il momento in cui l’individuo diventa maggiorenne e può quindi scegliere liberamente se continuare la conservazione oppure ‘ no». (Per informazioni www.biocellcenter.it; 0331-386028).
Con Biocell collabora anche il prof. Fulvio Porta, responsabile del Centro trapianto midollo osseo dell’ospedale dei bambini di Brescia. «Il nostro Centro si occupa di medicina prenatale – ci dice il prof. Porta – e abbiamo fatto anche 7 trapianti di staminali in utero. Si trattava di casi in cui l’amniocente si rilevava una malattia genetica, che abbiamo corretto con un trapianto prima della nascita prelevando staminali dal papà o dalla mamma. Ora il nostro progetto è quello di utilizzare le staminali del liquido amniotico per curare i bimbi con difetti genetici del sangue prima della nascita. L’idea è di prenderle e di trasformarle in "navicelle spaziali" con a bordo il gene corretto, usandole come strumento terapeutico, senza problemi di compatibilità».