“Pillola del giono dopo, legge violata”

di Oriana Liso

[Happy Pills]

Leggi aggirate, interpretazioni  creative. E una rete di  centri convenzionati in cui   si pratica una "obiezione di  struttura" che si traduce nell’impossibilità,  per la donna, di far  valere i suoi diritti. Le voci della  politica commentano così il  viaggio di Repubblica negli ospedali  milanesi alla ricerca della  pillola del giorno dopo. Una ricerca  soddisfatta in diverse  strutture, ma solo per un colpo di  fortuna, come abbiamo scoperto.  Perché il numero di medici  obiettori in Lombardia è altissimo:  sette su dieci non praticano  interruzioni di gravidanza e- in  una interpretazione estensiva  dei diritti degli obiettori – non   prescrivono la pillola del giorno  dopo, contestandone la classificazione  come farmaco per la  contraccezione d’emergenza.   

Chi lavora sul campo non si  meraviglia dei risultati dell’inchiesta.  «Le testimonianze che  raccogliamo sono proprio queste  e riguardano gli ospedali come  i consultori», racconta Eleonora  Cirant dell’Osadonna, l’Osservatorio  sulla salute riproduttiva. 

«Qui non si tratta di obiezione  di coscienza, ma di ostilità alla  contraccezione e di  aggiramento della legge», attacca  il consigliere regionale del Pd  Carlo Porcari, che assicura: «Ci  attiveremo su questo tema come  su quello dell’interruzione di  gravidanza, perché le posizioni  ideologiche di chi guida questa   Regione non si riflettano nell’applicazione  della legge» .

Sulla  stessa linea Arianna Censi, consigliere  provinciale del Pd con  delega alle politiche di genere:  «Credo ci sia un furore moralistico  insensato, visto che in molti  casi la pillola del giorno dopo  viene assunta dalle donne solo in  via precauzionale: di questo  passo si scatenerà una crociata  anche sui preservativi».  

Esprime perplessità l’assessore  comunale alla Salute Giampaolo  Landi di Chiavenna, An,  perché «bisogna fare chiarezza  sul dato scientifico, bisogna depurare  i ragionamenti dalle incrostazioni  ideologiche su un tema  così delicato, e infine serve  coerenza tra disposizioni del   Governo e delle singole Regioni:  senza una risposta univoca della  scienza su meccanismi e effetti  di questo farmaco si creano queste  situazioni, in cui conta la coscienza  personale».

Punta invece  il dito contro il Pirellone Valerio  Federico, segretario dei Radicali  di Milano: «Una legge regionale  permette ai consultori privati  accreditati di non garantire  le prestazioni in materia di interruzione  di gravidanza e di contraccezione».  Sul loro sito (www.  lucacoscioni. it) i radicali stanno  portando avanti una campagna  di informazione: «Spieghiamo  come denunciare i medici o gli  ospedali dove non viene prescritta  la pillola del giorno dopo».