Piergiorgio Welby

di Josè de Falco

Un anno è passato…il cursore del pc lampeggia sul monitor intermittente, io son qui a scrivere

un articolo noiosissimo per l’università…alla radio, "Radio Radicale" ovviamente,  si ripercorre la storia di Piero, la lettera al Presidente scandita dalla voce metallica, la conferenza stampa

successiva alla morte, i funerali… mi sembra irreale… lontano nel tempo… vorrei sentirmi estraneo ma, qualcosa sale, un groppo alla gola c’è.

Sono stato una comparsa di qualcosa grande e tragico, di una storia di sofferenza e determinazione,  ho concorso ad organizzare e cercato di esaudire il legittimo desiderio di

una persona di morire;  rispetto al mio vissuto con questa storia è come se avessi pareggiato un conto lasciato aperto… in realtà un conto riguardo ad una storia molto diversa tranne che per il desiderio di morire e l’efficace realizzazione.

Oggi ho realizzato che allora di Piergiorgio, dell’uomo Piergiorgio, non conoscevo un gran che, non ne avevo sentito la voce né conosciuto i gesti…solo le parole, macigni di consapevolezza e determinazione, tanto mi è bastato.

Di Piergiorgio ho visto le spoglie, il primo cadavere di cui abbia ricordo, la sensazione è stata di straniamento e confesso quasi indifferenza lì, quella mattina al Verano, non c’era nulla di

interessante… stanze squallide e fredde… la morte nella sua banalità.

Ad un anno dalla sua morte quello che vedo e la vitalità e forza di Mina ed un gruppo di persone, quelli della Coscioni,  che nel bene e nel male con quella vicenda credo siano molto cambiate e cresciute, non solo anagraficamente.

Tu dove eri quel giorno e quello successivo? Il ricordo di eventi collettivi, spesso calamità,  porta a cristalizzare il vissuto personale con quello generale… voi dove eravate, cosa stavate facendo quando sono cadute le due torri del World Trade Center? E quando Piergiorgio si è addormentato ed ha ritrovato quella leggerezza che uno stato ipocrita ed imbarazzato gli aveva negato… voi dove eravate?

Io lo ricordo, lo ricordo bene stavo sorseggiando un thè a casa…ricordo le mani calde ed i piccoli sorsi, ricordo il dolceamaro del miele dei fiori d’inverno.

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ascolto la voce rotta di Carla Welby, ascolto il mormorio della folla che inneggia all’antipolitca,

ascolto Marco Cappato che riagguanta la piazza, ascolto le assenata parole di Ignazio Marino

Emma Bonino cita alla folla assiepata in quelli che saranno i Giardini Welby l’esortazione di Gandhi "Siate voi il cambiamento che volete vedere nel mondo", sorrido divago e provo a sentire, matabolizzare, l’enormità dell’impegno che una tale proposizione impone all’individuo che la volesse fare propria…mi avvicino alla radio e la spengo, sperando che i pensieri di questa notte possano spegnersi con essa…

E’ molto difficile ma devo "ri-sintonizzarmi" c’è da scrivere sulla nuova articolazione della potestà legislativa concorrente tra Stato-Regioni ai sensi della riforma del titolo V della parte II della Costituzione…. di botto cala la palpebra. Sorseggio un po’ di redbull, titubo se sia opportuno inviarvi queste sconclusionate riflessioni notturne ed alla fine clicco invio.