Ospedali in rivolta, la “serrata” dei religiosi – Ospedali, striscioni e proteste, da oggi la serrata dei religiosi

Corriere della Sera
Francesco di Frischia

Piazza San Pietro: Idi, i lavoratori «chiamano» Benedetto XVI «Santità, salvi i 1.800 dipendenti dell’Idi San Carlo», «Sua Santità, confidiamo in Lei». Sono alcuni degli striscioni esposti ieri in piazza San Pietro durante l’Angelus del Papa da lavoratori e sindacalisti dell’Istituto dermopatico dell’Immacolata (Idi), da 4 mesi senza stipendio. Tra loro Antonino Gentile dell’Ugl Sanità: «All’inizio avevano vietato di esporre striscioni, poi ce lo hanno consentito». Leonida Mazza della Cgil Fp: «Siamo venuti per rivolgerci direttamente al Papa. Speriamo che possa intercedere affinché si sblocchino gli stipendi».

Scatta oggi la mobilitazione nel mondo della sanità pubblica contro i tagli che sta per varare Enrico Bondi, il commissario straordinario mandato dal premier Mario Monti nel Lazio per sistemare i conti in profondo rosso delle Asl. Si comincia oggi con striscioni e bandiere che sventolano nel San Filippo Neri e nello Spallanzani, ma sta muovendo solo i primi passi la rivolta dei sindacati contro le possibili chiusure di alcuni ospedali, come il Forlanini, l’Eastman, Oftalmico e Cto, o l’accorpamento e la riconversione di altri (San Filippo Neri e Spallanzani) che potrebbero diventare centri per malati cronici e con una dotazione di letti nettamente inferiore all’attuale. «Qui non si chiude», è uno dei messaggi che campeggia oggi all’ingresso dell’ospedale San Filippo Neri in via Trionfale. «La sanità pubblica non si tocca», gli fa eco un altro striscione che i confederali hanno fatto preparare e che viene esposto nello Spallanzani in via Portuense.

Ma la protesta si preannuncia durissima con blocchi stradali, lavoratori che saliranno sui tetti, come hanno fatto angeli, assemblee e volantinaggio per fare conoscere all’opinione pubblica i problemi lei settore e le ripercussioni che le decisioni di Bondi potrebbero avere direttamente sui cittadini. E fervono i preparativi per la grande manifestazione dell’11 dicembre dei sindacati che vedrà protestare, forse per la prima volta insieme, tutto il mondo della sanità, pubblica, privata e religiosa contro i tagli.

Sul fronte politico, Francesco Storace (La Destra) attacca il commissario e il Pd: «Le diffiicoltà del settore, le preoccupazioni dei malati, le angosce dei lavoratori sono tutte di chi ha giocato le sue carte sulla deresponsabilizzazione della politica, esaltando l’arrivo dei tecnici senz’anima — precisa Storace —. I risultati sono tagli indiscriminati e diritti negati». Critiche pure da Esterno Montino (Pd): «La sanità del Lazio è in mano a Bondi per responsabilità precisa della presidente Polverini. Da un anno il Tavolo tecnico del governo Monti boccia la sua azione e tiene bloccati fondi pari a 850 milioni di euro mentre ci sono migliaia di lavoratori da mesi senza stipendio». E Gianni Nigro della Cgil Funzione pubblica invita il commissario «a attendere l’arrivo della nuova giunta regionale». Disperato appare il quadro nella sanità privata e religiosa: da oggi il Fatebenefratelli San Pietro in via Cassia garantisce fino a fine mese solo pronto soccorso, cure oncologiche, area materno infantile e interventi urgenti di chirurgia vascolare: tutte le altre prestazioni (visite, analisi e tac) sono a pagamento. E da giovedì prossimo analoga iniziativa la attua il Fatebenefratelli sull’Isola Tiberina. Aria molto pesante pure nel Gruppo San Raffaele della famiglia Angelucci che, dopo le chiusure a breve delle cliniche di Cassino e Viterbo, ha deciso la stessa sorte per la casa di cura di Montecompatri per i ritardi della Regione nell’erogare finanziamenti ordinari che hanno portato a oltre 250 milioni di crediti negli ultimi anni.

Mille tra medici, infermieri e tecnici saranno licenziati con la chiusura di 348 letti. Inoltre si cancella l’assistenza riabilitativa per centinaia di malati con gravi patologie cardiache, respiratorie e neuro-motorie e le cure per decine di pazienti terminali. Dovranno pure cercare un centro i 60 soggetti con gravi problemi psichiatrici e i 108 anziani non autosufficienti seguiti nella Rsa di Montecompatri. Il Comitato per la difesa del San Raffaele lancia un appello a Bondi: «Intervenga subito per evitare che si superi il punto di non ritorno».