Ospedali psichiatrici giudiziari, verso un nuovo rinvio dello stop

ItaliaOggiSette
Patrizio Gonnella

Verso un nuovo rinvio per la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. L’articolo 3-ter della legge del 17 febbraio del 2012, n. 9 ne prevedeva il superamento entro un anno. Nel frattempo un’altra legge del 23 maggio 2013, n. 57 aveva prorogato i termini all’aprile 2014. Nei giorni scorsi la Conferenza delle regioni è andata oltre e ha chiesto al Governo e al Parlamento di rinviarne la chiusura al 1 aprile del 2017. Non sono infatti ancora pronte le cosiddette Rems, ovvero le residenze che su base regionale dovrebbero sostituire gli Opg quali luoghi di esecuzione delle misure di sicurezza detentive. Dopo lo sdegno prodotto dalle immagini girate all’interno dei sei ospedali psichiatrici giudiziari (il regista Francesco Cordio ne ha fatto un film dal titolo Lo Stato della follia, le verità nascoste sugli ospedali psichiatrici giudiziari), le parole del capo dello Stato, l’inchiesta della Commissione speciale sul sistema sanitario del Senato, i rapporti periodici del Comitato europeo per la prevenzione della tortura, tutto rischia di rimanere sulla carta. L’ultima rilevazione utile, risalente al 31 gennaio 2014, ci dice che il numero totale degli internati è pari a 1.203 persone. La richiesta della Conferenza delle Regioni era diretta a inserire il rinvio della chiusura degli Opg all’interno del decreto Milleproroghe. Un blitz non riuscito. Ora si punta a una misura ad hoc. Negli Ospedali psichiatrici giudiziari ci si può finire per varie ragioni. In primo luogo quando l’autore di un reato è prosciolto in quanto ritenuto non capace di intendere e volere, ma ritenuto socialmente pericoloso. Inoltre ogniqualvolta subentri una malattia psichica durante l’esecuzione della pena e l’amministrazione penitenziaria decida per un periodo di internamento. Un certo numero di persone continua a esservi internata nonostante non sia più ritenuta pericolosa. Ciò accade perché il magistrato di sorveglianza ritiene che non vi siano strutture di accoglienza all’esterno dell’Opg. Una parte della dottrina penale e medica è convinta che l’unica via per risolvere la questione è quella di superare la logica del doppio binario, abolire le misure di sicurezza e ritenere tutti responsabili per il fatto commesso. La riforma del 2012, meno radicale nei contenuti, prevedeva la chiusura degli Opg e la sua sostituzione con piccole strutture che avrebbero dovuto avere una prevalente funzione terapeutica. Esse restavano comunque pur sempre istituti penitenziari. La legge del 2012 aveva una copertura finanziaria sia per la realizzazione delle residenze che per la gestione delle stesse. La cifra complessiva superava i 200 milioni. Le regioni sono restate colpevolmente inerti. Il Comitato stop Opg chiede invece «lo spostamento del finanziamento della legge 9/2012 a favore dei percorsi terapeutico – riabilitativi, che assicurino il diritto alle cure e al reinserimento sociale. Questo significa orientare i finanziamenti verso i Dipartimenti di salute mentale nei budget di salute».