“Non siete solo peccatori, la Chiesa è con voi” La rivoluzione del Sinodo: apriamo ai divorziati

La Repubblica
Marco Ansaldo

CITTÀ DEL VATICANO – I divorziati risposati non possono essere ridotti a una «realtà peccatrice». E la Chiesa «deve trovare soluzioni» al loro caso. C`è una buona notizia che viene dal Sinodo dei vescovi in corso in Vaticano. Ed è la significativa apertura, da parte della Chiesa ufficiale, alle coppie divorziate e risposate, con una riflessione sui loro figli e l`accesso a comunione e sacramenti. Monsignor Felix Gmur ha 46 anni, ed è uno dei più giovani fra i vescovi partecipanti ai lavori. L`altro ieri, in un`aula che lo ascoltava con attenzione, e molte teste che annuivano, diceva: «Io conosco una coppia: sono sposati da 50 anni e tutti e due hanno alle spalle brevi esperienze matrimoniali. Questi 50 anni non contano nulla? E solo una re altà pe ccatrice? Forse qui la Chiesa deve immaginare un nuovo trattamento». Così, il giovane episcopo Gmur è andato in profondità: «Pensiamo a una ragazza che vive con sua madre e con il compagno della madre – si è chiesto ancora – allora bisogna ripensare le relazioni del corpo della famiglia, del corpo della Chiesa e anche del corpo umano, della sessualità». Al suo appello non è stato il solo a risuonare nell`aula. Qualche giorno prima ne aveva accennato un monsignore di Malta, il vescovo Mario Grech: «Per le coppie di fatto che sentono l`insegnamento del Magistero come un macigno sullaloro testa e sui loro cuori- aveva detto – e trovano difficoltà a riconciliarsi con la Chiesa e forse con Dio, l`avere la Chiesa che cammina accanto a loro si rivela veramente come una buona notizia». E il presule maltese ha poi continuato: «Direi che queste coppie oggi aspettano dal Sinodo un “messaggio imperiale”, una parola illuminante come quella che ha pronunciato il Santo Padre a Milano. Cioè che “questo problema dei divorziati risposati è una delle grandi sofferenze della Chiesa di oggi”, e che “a queste persone dobbiamo dire che la Chiesa le ama, ma esse devono vedere e sentire questo amore”». Così l`altro giorno, uno dei bigalla riunione, l`arcivescovo Robert Zollitsch, presidente della Conferenza episcopale tedesca, si è espresso a favore di una soluzione: «Questo non è un tipico problema dell`Europa centrale» ha precisato, sottolineando che il tema «è sentito anche tra vescovi latinoamericani e africani». Gli italiani non si sono tirati indietro. Un teologo riconosciuto come Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, ha caldeggiato «una decisa svolta nel senso della carità pastorale» sul tema dei divorziati risposati, ai quali è negata la comunione e, in particolare, dei loro figli, «che spesso vengono resi estranei ai sacramenti dalla non partecipazione dei loro genitori». 
E ieri mattina un altro nome importante, il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, rilevava alla Radio Vaticana che «nessuno è buttato fuori dalla comunità per una sua irregolarità di situazione familiare». Si tratta anzi di «creare spazi in cui ci sia accoglienza rispetto all`immagine del matrimonio che Gesù ci ha affidato». 
Betori è anche il presidente della commissione per il messaggio conclusivo del Sinodo. Un testo che sarà emendato e messo ai voti venerdì. Datala rilevanza del tema e le posizioni più volte espresse da Papa e vescovi, non si esclude che l`argomento entri nel documento finale al voto. Due segnali di attenzione giungono in proposito. La pubblicazione sull`ultimo numero di Civiltà cattolica, rivista che esce con l`imprimatur della Segreteria di Stato vaticana, di un approfondito articolo dal titolo “Separazioni e divorzi in Italia”. E il fatto che lo stesso pezzo sia riportato sull`Osservatore Romano di ieri. Il Papa, dicono i bene informati, «forse sta preparando qualcosa su questo tema».