Non è il caso di fare caso al caso per caso?

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L’Espresso
Piergiorgio Paterlini

Prima di tutto non è vero che la legge si applica. La legge si interpreta. Sempre. Fa specie dover ribadire una cosa così ovvia. E non solo perché – anche prima di Nietzsche e della fisica quantistica – non sono mai esistiti fatti ma solo interpretazioni, ma perché, concretamente non astrattamente, ogni giuria giudice tribunale interpreta interpreta e interpreta ancora. Poi applica, ma solo dopo aver interpretato (e possibilmente capito). E spesso interpretato in cento modi diversi lo stesso codicillo. E lo stesso “fatto”, naturalmente. Perché sempre, sempre, ogni caso – anche il più “chiaro” netto apparentemente indiscutibile – è un caso a sé. Ha mille letture. Mille significati (l’unica cosa che conta, i significati).

Allora perché sul fine vita, sulla gestazione per altri, sulle adozioni, su tutti i temi etici siamo così ciechi ottusi semplicisti ignoranti e bestie? (chiedo scusa alle bestie).

Come posso sentir pronunciare dal presidente del Pd Matteo Orfini in televisione che la gestazione per altri andrebbe sempre perseguita e non solo in Italia ma in Europa anzi nel mondo – letterale – come crimine orrendo? Come posso ascoltare questa frase e non mettermi a tirare tutti i piatti che ho sottomano al televisore non potendoli tirare a chi dal televisore mi sta spiegando la morale universale, il bene e il male assoluti, validi per ogni tempo e latitudine e situazione?

Ma davvero secondo voi non c’è alcuna differenza fra una moglie, un figlio, un’infermiera, chi vi pare, che uccidono un anziano per avidità, per stanchezza, per “banalità del male”, e la vecchia amica che, straziata, accetta di accompagnare Lucio Magri lucidamente deciso ad andare in Svizzera a porre fine dignitosamente ai propri giorni? È uguale? Si tratta dello stesso “caso”? La legge è uguale per tutti?

E secondo voi una ragazzina albanese di 12 anni tenuta in schiavitù da un lurido trafficante e costretta a prostituirsi è uguale a Pia Covre, libera prostituta in libero stato che per cinquant’anni ha difeso il suo lavoro e la sua scelta di vita, battendosi per i diritti delle altre prostitute? Serve una legge uguale per tutti? Il dibattito può essere prostituzione sì – prostituzione no e amen? Senza neanche una di quelle cinquanta sfumature di grigio che avevo capito vi piacessero tanto?

E secondo voi è la stessa cosa offrire dei soldi a una donna sudamericana letteralmente alla fame e in realtà senza scelta, senza vera libertà di scelta, perché si tenga un feto nel ventre per nove mesi o concordare una gravidanza con un’amica, libera e liberamente, una persona generosa e tendenzialmente ricca, che lo fa per scelta e scelta d’affetto? Possiamo parlare tranquillamente in entrambi i casi di orrenda disumanità? Di crimine senza nome? Pena di morte per entrambe le coppie che tireranno su quel loro figlio (perché tale comunque sarà)?

Come è possibile tollerare tanta stupida feroce rozzezza? E perché, poi? E dove e a cosa potrà mai portarci?

Se volete il dibattito etico sono qui, pronto, in prima fila, anzi non vedo l’ora. Ma solo dopo che mi avrete detto che sì, questi casi non sono paragonabili. E che per essi, dunque, non si possono usare né le stesse parole, né lo stesso atteggiamento, né le stesse leggi.