Nel Dna la spazzatura la chiave dello sviluppo del linguaggio

Il Tempo
Natalia Poggi

I neuroscienzati non buttano mai niente meno che mai il cosiddetto Dna-spazzatura (che, una volta, si pensava fosse privo di funzione). Recenti studi non solo hanno confermato la sua importanza come regolatore dell’espressione genica ma soprattutto hanno evidenziato il ruolo specifico di uno dei questi geni regolati dal micro-RNA, cioè il gene FOXP2, nel corretto sviluppo delle competenze verbali. La ricerca è stata condotta dal don. Davide De Pietri Tonelli del Dipartimento Neuroscience and Brain Technologies (NBT) dell’Istituto Italiano di Tecnologia. I risultati dello studio sono apparsi sulla prestigiosa rivista scientifica «Development». Il FOXP2, in virtù della scoperta, viene definito «gene del linguaggio». In pratica la sua codifica è collegata ad un giusto funzionamento degli organi che partecipano della produzione del linguaggio e dell’adeguata strutturazione del circuito cortico-basale nel cervello, deputato al suo controllo. La scoperta apre nuovi scenari su alcune patologie che riguardano la sfera del linguaggio come la disprassia verbale. «L’identificazione di due particolari micro-RNA e del loro ruolo ha spiegato il Dott. Davide De Pietri Tonelli – apre la strada all’analisi di nuove regioni del gene FOXP2, atutt’oggi sconosciute. Se questo gene non viene espresso nei tempi e nei modi corretti è causa di gravi deficit dell’articolazione verbale, accompagnati dadifficoltà linguistiche e grammaticali. Il FOXP2 è molto studiato anche nell’ambito della ricerca genetica sull’autismo. Alcune sue forme possono essere legate ad una errata regolazione del gene FOXP2 ma non esistono ancora studi in proposito. Attraverso la ricerca, comunque, si potrebbero identificare delle nuove strade per far luce su questa patologia tanto grave, quanto complessa». Insomma ci sono le premesse per trovare qualche soluzione? «Ovviamente se da qui a qualche anno si scopriranno dei farmaci in grado di veicolare i micro-RNA nel cervello, un sistema molto chiuso a causa della barriera ematoencefalica che rende molto difficile l’accesso attraverso i vasi sanguigni anche da parte di virus. I micro-RNA hanno una carica elettrica non sono recepiti passivamente dalle cellule ma vanno trasportati. L’idea c’è, bisogna affrontare due problemi: la tempistica ed il trasporto». Le ricerche in laboratorio del team di Tonelli sono state fatte sui topi. Che comunque non parlano. «Il 99% dei geni codificanti sono in comune tra topo e uomo – conclude Tonelli – La differenza più importante nel gene FOXP2 tra la variante murina (topi) e quella umana in tre soli amminoacidi, tre triplette di basi. Dal punto di vista della sequenza codificante di FOXP2, un singolo amminoacido fa la differenza tra parlare e non».