Nanoparticelle tra luci ed ombre sul corpo umano

La Gazzetta del Mezzogiorno
Nicola Simonetti

L’ultrapiccolo è tra noi e pervade ogni campo della tecnica e di scienze diverse: medicina, alimentazione, gioielleria, robot, comunicazioni, cosmetici, vernici, alle palline del tennis, ecc, nuove promesse delle nanotecnologie. “Tutto è nano nella nostra vita”. Nano, quanto? L’unità di misura è un miliardesimo di metro, cioè un metro diviso un miliardo di volte. Un nanometro è un ottantamillesimo del diametro del capello. Un chicco di riso: ridotto 1.000 volte avrà dimensione di una cellula della pelle; Ridotto altre mille volte avrà dimensione nanometrica. La nanotecnologia è la scienza della manipolazione della materia nell’ordine di grandezza dei nanometri. Una cellula ha diametro di 10.000-20.000 nanometri e, quindi, qualsiasi sostanza con dimensioni di circa 100 nanometri è in grado di entrarvi, infiltrarsi negli organuli che la compongono e mettersi a tu per tu con il Dna. Va nell’initimissimo di ogni cellula: pregio ma anche perplessità e timori. I nano prodotti entrano nella catena alimentare e oltre 100 sostanze sono già servite, all’interno dei cibi, invisibili, nei nostri piatti.

Ci sono confezioni che ne dichiarano la presenza altre che sorvolano. Dal 2014, in Europa (dove studi ed applicazioni prevedono 400.000 posti diretti di lavoro), sarà obbligatorio riportarne la presenza. Preoccupazioni, non fugate da una sperimentazione ancora in fieri, sono collegate alle minime dimensioni delle nano-particelle le quali, per questo, superano la barriera di naturale difesa del sistema nervoso centrale. Esse, quindi, possono entrare nell’ultraintimissimo del cervello ed accumularvisi non essendo neanche biodegradabili. Cosa potranno causare nel cervello o in altri organi nei quali, del pari, esse penetrano? In Inghilterra, l’Agenzia sicurezza alimentare ha varato progetti di studio per valutare l’impatto delle nano particelle sul corpo umano ed i relativi eventuali effetti (negativi o positivi). In Francia, è già partito il primo centro ricerche (“Climatec”: 35 milioni euro; 50 ricercatori) che ha già programmato un progetto per l’impianto di dispositivi nanometrici (“smart in vivo”) all’interno del cervello o del midollo spinale per consentire la deambulazione di soggetti tetra o emi-plegici, per eliminare tremori e difficoltà nel Parkinson, per bloccare il decorso o favorire il recupero nei casi di Alzheimer ed altre malattie degenerative. In programma anche il “caricare” dei “nano tubi” di chemioterapico ed inviarli (nano vettori) nella cellula tumorale. L’azione destruente del farmaco vi si concentrerebbe e la sua potenza ucciderebbe, senza scampo, la cellula maligna rispettando i tessuti sani.

Alla cellula del cancro potranno essere inviate sostanze che la rendano suscettibile – solo essa – all’azione di irradiazioni distruttive lanciate dall’esterno. Una concentrazione di nuove-vecchie strumentazioni per immagini per diagnosi (possibili anche mini-biopsie) ed impiantare elettrodi, stimolatori, ecc. Il riequilibrio dei dati ematici nel diabete – scrive Men Gu (Massachusetts Institut, Cambridge, Usa) su American chemical society nano” – è nano praticabile. Insulina racchiusa in una “nano scatoletta” e nanosfere sensibili alle variazioni della glicemia, collegate tra loro, all’interno del corpo, realizzano la somministrazione mirata dell’ormone. Il contenitore rilascia tanta insulina quanta gli indica il sensore, quella necessaria a riportare la glicemia al valore normale. In Italia, a Gagliato (prov. Catanzaro, 521 abitanti, patrono S. Nicola di Bari), grazie all’iniziativa del Prof. Mauro Ferrari (Docente University of Texas e Presidente dell’Alliance for NanoHealth di Houston, scienziato udinese appassionato della Calabria, eletta “capitale italiana delle nano scienze”, si è tenuto, a fine luglio, come in altri anni, un incontro internazionale sulla materia.