La legge impone agli enti pubblici di eliminare ogni “barriera architettonica” digitale. Invece non è stato previsto alcuno strumento per consentire ai non vedenti di ottenere il contributo via internet.
Caro direttore,
in un tempo che mai avremmo pensato di vivere, in cui tutti siamo privati delle nostre più quotidiane e scontate libertà, è più semplice comprendere chi questa situazione di drastica limitazione della libertà la vive sempre: le persone con disabilità.
Raccontiamo una vicenda di per sé piccola, in relazione agli eventi di queste settimane, ma che restituisce purtroppo la mancata osservanza e rispetto delle leggi in Italia, in particolare, in materia di accessibilità della Pubblica Amministrazione per le persone con una disabilità sensoriale.
Nella piena emergenza economica dovuta al coronavirus, questa condizione non è stata considerata nell’ambito della domanda per i famosi 600 euro di contributo ai liberi professionisti sul sito dell’Inps.
A proposito di questi 600 euro, infatti, molto si è parlato dei problemi di accesso al sito, con intasamenti che ne hanno minato la tenuta, nulla del problema di accessibilità per i disabili.
All’Associazione Luca Coscioni (e all’ avvocato Alessandro Gerardi, membro della stessa) sono pervenute diverse segnalazioni sul modulo di domanda che risultava, e risulta tuttora, sviluppato in modalità non conforme alla normativa sull’accessibilità digitale, in particolare per quanto riguarda i non vedenti.
Per questo è stata fatta un’immediata diffida da parte dell’associazione nei confronti dell’Inps.
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L’Associazione Luca Coscioni è una associazione no profit di promozione sociale. Tra le sue priorità vi sono l’affermazione delle libertà civili e i diritti umani, in particolare quello alla scienza, l’assistenza personale autogestita, l’abbattimento della barriere architettoniche, le scelte di fine vita, la legalizzazione dell’eutanasia, l’accesso ai cannabinoidi medici e il monitoraggio mondiale di leggi e politiche in materia di scienza e auto-determinazione.