Mille internati senza un tetto

Italia Oggi
Patrizio Gonnella

Tra poco più di un mese dovranno chiudere gli ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) ma ancora non è chiaro quale sarà il destino degli oltre mille internati ancora lì reclusi. Con la legge n. 9 del 17 febbraio del 2012 il legislatore ha previsto quale deadline per il definitivo superamento degli attuali Opg il prossimo 31 marzo 2013. La legge sommariamente prevede che gli internati siano inviati nelle loro regioni di residenza nelle quali dovrebbero essere allestite comunità a prevalente funzione medica. La sicurezza dovrebbe essere assicurata solo all’esterno. Da quando è entrata in vigore la legge è trascorso circa un anno senza che però molto accadesse. In extremis la Conferenza unificata stato-regioni nella seduta del 7 febbraio scorso ha trovato una intesa nel riparto delle risorse di parte corrente per l’anno 2013 in attuazione dell’articolo 3, comma 7, della legge n. 9 del 2012. I criteri per la distribuzione tra le Regioni sono principalmente legati alla attivazione delle strutture alternative agli ospedali psichiatrici giudiziari ma anche al rafforzamento dei servizi residenziali e ambulatoriali di salute mentale. Al fine di conseguirli le Regioni dovranno presentare appositi progetti al Ministero della salute. In epoca non di vacche grasse le Regioni hanno a disposizione complessivamente per l’anno in corso 55 milioni di euro, che dovrebbero essere ben spesi, ovvero principalmente utilizzati per progetti individuali di sostegno alla persona. La ripartizione avviene dividendo il 50% delle risorse sulla base della popolazione residente in ciascuna regione o provincia autonoma e il restante 50% sulla base dei luoghi originari di residenza delle persone internate negli attuali ospedali psichiatrici giudiziari. Va ricordato che la sanità penitenziaria dal 2008 è di competenza delle regioni e non più del ministero della Giustizia. Tra le regioni a statuto speciale solo la Sicilia non ha adottato una legislazione in materia così provocando un pericoloso vuoto di tutela. Dal combinato disposto dei due criteri sopra citati emerge che la Regione che riceverà più fondi è la Lombardia con più di 10 milioni di euro. L’ultima è la Valle d’Aosta con poco più di 100 mila euro. Va ricordato che la legge del 2012 fu emanata dopo che il Comitato europeo per la prevenzione della tortura presieduto da Mauro Palma, la Commissione del Senato sulla sanità presieduta da Ignazio Marino e infine i Nas hanno certificato le drammatiche condizioni igieniche, sanitarie e detentive degli Opg. L’indignazione arrivò sino al capo dello Stato. Negli Opg sono reclusi, tra gli altri, coloro i quali pur essendo prosciolti, in quanto non capaci di intendere e volere al momento della commissione del fatto di reato, sono ritenuti socialmente pericolosi. Molti di costoro vi permangono anche quando non più ritenuti pericolosi dalla magistratura di sorveglianza che quindi proroga i provvedimenti di permanenza in Opg quando non rileva all’esterno idonee strutture di accoglienza. Il Comitato stop-Opg da tempo lancia l’allarme che le prossime strutture regionali possano a loro volta assomigliare ai vecchi opg in via di chiusura e preme per un cambio globale di paradigma.