Paola: "Fu lei a chiederci di farla finita" La replica dell’ospedale: "Una falsità" Torino – «Oriana è morta con l’eutanasia». Ne è sicura Paola Fallaci, sorella della giornalista scomparsa due anni fa. Lo dice senza giri di parole in un’intervista a Sky Tg24 e lo conferma alla Stampa: «Tornò a Firenze per morire, era uno scheletro, in barella. A New York le avevano fatto delle radiazioni tremende. Soffriva molto e ha chiesto un’iniezione di morfina, sapendo benissimo che non si sarebbe più risvegliata, lo sapevano anche alla clinica». Paola Fallaci dice la sua anche su «Un cappello pieno di ciliege» il libro postumo, uscito da pochi giorni: «Non doveva essere pubblicato, è incompleto manca la parte relativa al Novecento, quella alla quale lei teneva di più». L’accusa è diretta al figlio Edoardo Perazzi, nipote prediletto ed erede unico di Oriana: «Quando i parenti di un grande artista hanno in mano il manoscritto non resistono alla tentazione di guadagnarci un sacco di soldi».
Tesi che viene smentita da Gianni Vallardi, l’uomo che seguì la Fallaci per la Rizzoli: «Oriana voleva che fosse pubblicato. Prima di morire mi disse "del libro fate quello che volete", capisco lo stato d’animo di Paola, ma sono sicuro di quello che dico». Si commuove Paola Fallaci quando ricorda gli ultimi giorni della sorella: «In clinica le chiedemmo se avesse voluto un’iniezione per porre fine a quelle sofferenze, lei rispose con un filo di voce, "no! Voglio continuare guardare dalla finestra il campanile di Giotto". Poi però il dolore si fece insopportabile, il campanile non riusciva più a vederlo, così ci implorò: "fate qualcosa, aiutatemi"».
Quell’aiuto, secondo Paola, era la morfina, che le fu somministrata in dosi tali da mandarla in stato di incoscienza, «questa si chiama in un solo modo: eutanasia». Eppure contro la pratica della «dolce morte» la Fallaci si era scagliata duramente. Commentando il caso di Terry Schiavo aveva parlato di «giudici becchini». «É vero – spiega la sorella – era contraria, ma a differenza della ragazza americana, lei era lucida quando chiese di farla finita» La famiglia Fallaci è piena di esperienze di questo tipo: «Mia madre era malata terminale di cancro, fu proprio Oriana a chiedere di fare l’iniezione di morfina e dopo qualche giorno spirò in stato di incoscienza.
Lo stesso avvenne con il nostro babbo. Anche io ho il cancro, e quando sarà il momento farò la stessa scelta». Il rapporto con la sorella è stato travagliato e affettuoso fino all’ultimo, «un giorno Oriana mi disse, "Paola, ho un tumore al cervello accompagnami a New York". Io non me la sentii, intanto perché, anche se lei non lo sapeva, io stessa avevo il cancro, e poi perché temevo che con il suo caratteraccio mi avrebbe cacciata di casa e mi sarei trovata in mezzo alla strada. Lei si offese tremendamente».
Ad assisterla furono mandati degli infermieri, che subirono trattamenti poco amichevoli, «non li prese a calci solo perché era troppo debole. In effetti stava malissimo, il console italiano, che era andata a visitarla, la trovò a terra in fondo alle scale». Le rivelazioni di Paola Fallaci sulla morte della sorella vengono smentite dalla direzione della clinica Santa Chiara di Firenze, dove la scrittrice fu ricoverata: «É vero: chiese di non soffrire più, ma non si è assolutamente fatto ricorso all’eutanasia – spiega Francesco Matera, amministratore delegato dell’istituto -, ricordo perfettamente quelle ore drammatiche, le abbiamo somministrato dei farmaci per alleviare il dolore, come la morfina o altri antidolorifici, nei casi dei malati terminali è una pratica normalissima». (Ha collaborato Gianpiero Calapà)