“Mia mamma come Eluana. Anch’io vorrei staccare la spina”

 Il caso di Eluana Englaro trova una sponda di solidarietà e di comunanza di affetti anche a Fano dove una famiglia, da anni vive il dramma di una situazione simile. Così Valentina Mattioli, “tutor” e figlia di Elisabetta Mauri, la fotografa che da due anni e mezzo vive in uno stato vegetativo persistente, ha sentito il bisogno di scrivere una lettera a Beppino, il papà di Eluana che ha ottenuto, per adesso, l’autorizzazione dello stop del trattamento di alimentazione ed idratazione

 alla sfortunata ragazza, anche lei in stato vegetativo da nove anni.

“Ad un mese dalla sentenza mi chiedo che senso abbia – scrive Valentina Mattioli – che solo ora Palazzo Madama abbia dato via libera al ricorso alla Corte Costituzionale contro la decisione dei giudici di autorizzare la sospensione dell’alimentazione artificiale. Ora si vuole prendere una posizione definitiva? Ora si parla di testamento biologico? Ora che Eluana poteva tornare libera? Ora si fa dell’ostruzionismo? Dov’è stato il Parlamento in questi nove lunghi, estenuanti e insopportabili anni di processi che la famiglia della ragazza ha dovuto vivere con ansia? Scegliere non è una delle cose più difficili da affrontare nella vita? A tutti farebbe comodo far parte degli ignavi di dantesca memoria e giocare nel ruolo di inetti, ma rammento che Dante li pose nel vestibolo dell’Inferno e secondo la legge del contrappasso essi furono costretti a correre eternamente dietro ad un’insegna, punti da vespe e mosconi, piangendo lacrime e sangue. Il babbo di Eluana, gli amici, i parenti … di lacrime ne hanno versate già tante e nonostante l’ok della Giustizia ad interrompere l’alimentazione artificiale, di lacrime ne verseranno ancora, ma forse saranno di gioia”

“Non è bello veder morire – scrive ancora Valentina – una persona amata, ma non è neanche vederla vegetare per anni su un letto. La vita è sacra e non la metto in discussione, ma che vita sta conducendo questa ragazza? Che vita i suoi cari? Chi siamo noi per stabilire se è dignitosa un’esistenza simile? Sono d’accordo con la Giustizia che ha dato la possibilità al tutore (il padre) di scegliere anche se questo comporterà il decesso della ragazza. Chi la conosce, sa che Eluana non avrebbe voluto condurre una vita del genere. Rispetto ogni opinione, accetto affermazioni come quella di Monsignor Fisichella secondo cui anche il coma è una forma di vita, Vero, ma quale vita monsignore? Sono vicina col cuore a Beppino, papà di Eluana, conosco il suo dolore, immagino il suo travaglio e la sua paura di staccare la spina, ma da tutore a tutore, quale sono io, appoggio in pieno la sua guerra che speravo ormai vinta. Se poi la Chiesa vorrà porre quest’uomo nel girone dantesco tra gli omicidi, allora vorrà dire che gli farò compagnia se un domani mi troverà dinnanzi alla medesima situazione. Un abbraccio”

Elisabetta Mauri, durante una vacanza in montagna il 13 marzo 2006 venne colpita da un aneurisma cerebrale dal quale non si è più ripresa, con i medici che ne hanno diagnosticato la morte cerebrale. Dal novembre di quello stesso anno si trova ricoverata a Mondavio (PU), alimentata con un sondino. “Probabilmente se avessi l’autorizzazione dal tribunale, pur con grande sofferenza farei lo stesso – aggiunge Valentina Mattioli – perché sono sicura che mia madre non avrebbe mai accettato una vita così”.

Questo articolo ci è stato gentilmente segnalato da Francesco Maria Cecchini di http://www.angelisullapelle.com/onda/onda_etica_1.htm#up