Metodo Stamina: il giudice di Torino dà il via libera alle cure di Salvatore Bonavita. Carlo Flamigni: “No alle cure empiriche”

CELLULE-STAMINALI.jpg
Huffington Post in collaborazione con il Gruppo Espresso

Salvatore Bonavita potrà essere curato col metodo stamina. Ma non nel laboratorio del professor Vannoni bloccato dall’Aifa. Il giudice del lavoro Mauro Mollo ha autorizzato le cure compassionevoli, ma in un’altra ‘cell-factory’. Salvatore era stato portato dal padre in tribunale con un’ambulanza lo scorso 12 febbraio. Lui e la sorella Erika, per la quale è in corso ora l’udienza a Torino, sono affetti dalla sindrome di Niemann- Pick, malattia neurodegenerativa che porta a perdere progressivamente l’uso dei muscoli.

Ma proprio il metodo stamina era stato bocciato dagli esperti.Il ministro della Salute Renato Balduzzi aveva aperto il caso con l’Aifaper capire se questa metodica, giunta alla ribalta delle cronache perché al centro di una controversia legale riguardante le cure alla piccola Celeste e ad altri bambini come lei affetti da gravi patologie, fosse sicura e senza che i pazienti corressero nessun rischio. Come quella della Piccola Sofia, la bambina difesa da Adriano Celentano con un intervento sul Corriere della Sera.

Lo scorso novembre infatti gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità, dei Nas e dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) “quelle terapie con le staminali sono pericolose per la salute”. Nanni Costa, presidente del Comitato trapianti del Consiglio d’Europa che ha guidato la commissione giudicatrice insieme al biologo Massimo Dominici, ha spiegato che la pericolosità risiede prima di tutto nel fatto che “a volte ai pazienti è inoculato materiale biologico prelevato dallo stesso malato mentre altre volte vengono iniettate cellule prelevate da terzi, con un serio rischio di contagio batterico e virale che ciò comporta”.

Costa ha aggiunto che “le metodologie di preparazione dei preparati sono a dir poco grossolane, con errori evidenti e pratiche del tutto fuori da ogni legge. I laboratori, per esempio, sono in luoghi non adatti e inoltre sui vasetti che conservano i tessuti prelevati ci sono etichette scritte addirittura a matita”. Queste stesse ragioni avevano portato l’Aifa a ordinare l’interruzione, la scorsa primavera, della somministrazione della cura alla piccola Celeste.

Tuttavia, il trattamento era già stato autorizzato dalla magistratura per tre piccoli pazienti seguiti agli Spedali Civili di Brescia. Di loro si interessò la trasmissione televisiva ‘Le Iene’, che aveva mostrato al pubblico i progressi effettuati dai malati dopo la somministrazione della terapia, che costituisce la sola speranza di miglioramento per casi irreversibili secondo la medicina tradizionale.

Ora il caso di Erika e Salvatore riporta il metodo statina alle cronache. Sul caso di Erika a gennaio si era già espresso il giudice del lavoro di Torino, Patrizia Visaggi, che aveva stabilito che la ragazza poteva essere curata solo in un centro autorizzato e non con il metodo Stamina. Quella in corso al momento è l’udienza di ricorso contro quella sentenza. Nel dispositivo, il giudice Mollo ha dato ragione a Luigi Bonavita, che sostiene che le cure con il metodo Stamina sono le uniche efficaci e poco invasive, riconoscendo così l’evidenza dei miglioramenti ottenuti da Salvatore in seguito al primo ciclo. Ora, però, la famiglia dovrà cercare un altro centro in grado di somministrare la medesima terapia.

Ma attenzione, commenta Carlo Flamigni, ginecologo dell’Università di Bologna, membro del Comitato Nazionale di Bioetica, “Con questa scusa della compassione per chi soffre si stanno commettendo degli errori. Le cure che non sono validate dalla sperimentazione clinica possono essere pericolose. Il rischio è che si apra le porta a cure empiriche. Non è detto infatti che ogni volta che si parla di staminali si parla di scienza. Non scadiamo nell’empirismo. Non è così che si aiutano le persone che soffrono, ma affidandole a degli esperti. Non diamo false speranze. Servono studi scientifici che dimostrino statisticamente che si possono adottare per tutti e non solo per un singolo caso.”