Maternità: quando la scienza lo permette e la legge vieta

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il Venerdì di Repubblica
Alessandro Codegoni

Neris ha scoperto nel moda più crudele di essere portatrice, come suo marito, di una malattia genetica devastante: il suo primo figlio è stato ucciso in pochi mesi da atrofia muscolare spinale. Per non rivivere un simile strazio, ha chiesto di poter accedere alla fecondazione assistita e, tramite analisi genetica, farsi impiantare un embrione sano.

Ilaria, invece, ha avuto le ovaie distrutte da una grave endometriosi, e vorrebbe usare I’ovocita di un’altra donna per diventare madre.

Novella, che ha perso l’utero per un aborto spontaneo, vorrebbe avere un figlio, impiantando il proprio embrione nell’utero della madre. A tutte e tre lo Stato italiano ha detto no.

«Le nostre leggi in materia di fecondazione artificiale, e in particolare la legge 40 del 2004, sono piene di divieti incomprensibili e contraddizioni» dice l’avvocato Filomena Gallo, che con la filosofa Chiara Lalli ha raccolto queste e altre storie nel libro ll legislatore cieco (Editori Riuniti). «La più dannosa per la salute della donna, l’obbligo di produrre un massimo di tre embrioni a tentativo e impiantarli tutti subito, è stata eliminata, ma resta molto da fare». La fecondazione eterologa che vorrebbe Ilaria, per esempio, resta tabù. «La legge 40 impedisce l’uso dell’unica tecnica che può aiutare molte persone sterili: la donazione di ovociti o spermatozoi. La Corte europea dei diritti dell’uomo nel 2010 ha dichiarato discriminante la disparità di trattamento fra chi ha problemi di infertilità risolvibili senza donazione di ovaciti e spermatozoi e chi invece ha bisogno di donatori per poter avere un figlio e nel 2012 tre tribunali hanno chiesto alla Corte Costituzionale di pronunciarsi. La sentenza sarà nel 2013».

Neris, invece, potrà avere la sua analisi genetica dell’embrione, ma solo passando per un tribunale. «Questa analisi è permessa dal 2008. Ma, visto che la legge 40 consente la fecondazione artificiale solo alle persone infeconde, i portatori di malattia genetica fertili continuano a essere esclusi. E una discriminazione che ci ha fatto condannare un anno fa dalla Corte di Giustizia Europea. Anche se la legge non è cambiata, grazie a quella sentenza si può oggi chiedere ai tribunali di obbligare i centri dl fecondazione assistita a prestare questo servizio».

Confusione ancora maggiore c’è sulla «maternità surrogata» chiesta da Novella. «La legge la vieta, prevedendo radiazione e carcere per i medici che si prestano, ma solo se implica uno scambio di denaro. Nel caso di Novella, dove è la madre a offrirsi, in teoria non ci sarebbe divieto. Ma la norma è così ambigua che i medici preferiscono non rischiare».

Intanto il turismo procreativo prospera: nel 2011 quattromila coppie italiane sono andate all’estero a cercare il figlio negato in patria.