Marino, ds: dalle leggi il quadro etico ma vadano al passo con la scienza

di FEDERICA RE DAVID
ROMA – Il professor Ignazio Marino, cattolico eletto al Senato con i Ds e presidente della commissione Sanità, a proposito delle polemiche di questi giorni sulle staminali, si dice «sbigottito».

Perché, professore?
«Perché discutiamo di questioni che in parte sono scientificamente superate».

Però resta l’esigenza di stabilire delle regole.
«Probabilmente, procedere su questi temi con legislazioni che ingessano e fotografano un procedimento scientifico oggi, e poi per essere modificate richiedono una nuova legge, non è il modo migliore. Poteva esserlo 150 anni fa, quando i progressi scientifici avevano ritmi decennali. Oggi, in queste materie, i ritmi sono semestrali».

Lei che farebbe, allora?

«La legge deve essere l’espressione del senso etico del Paese in quel particolare momento culturale. Poi, i meccanismi più tecnici andrebbero espressi attraverso linee guida più facilmente modificabili».

Ci sono già dei dati scientifici che potrebbero aiutare a svelenire il dibattito sulla fecondazione?

«Oggi è possibile, nell’animale da laboratorio, fare un trasferimento nucleare completamente diverso, concettualmente, da quello con cui si è arrivati alla pecora Dolly: non si crea un embrione, ma delle cellule staminali. Una struttura che non si può impiantare e che, con un termine che a me non piace, è stata chiamata embrioide ».

Per ora, però, si fa nel topo.

«Da scienziato sono il primo a tenerlo presente. Ma riesce, tanto è vero che è stato pubblicato su Science lo scorso marzo. Allora perché non seguire questa strada, che probabilmente ci eviterebbe quei problemi etici su cui ci scontriamo perdendo energie e risorse?».

E’ sicuro che quei problemi sarebbero davvero scongiurati?

«Beh, se c’è una possibilità di creare cellule che abbiano la stessa potenzialità delle staminali embrionali senza distruggere embrioni…E ci sono anche altre strade praticabili».

Quali?

«Esiste probabilmente la possibilità di prelevare cellule staminali dall’embrione senza danneggiarlo e addirittura di utilizzarle anche a scopi diagnostici per l’embrione stesso».
Poi c’è la questione degli embrioni soprannumerali congelati prima dell’entrata in vigore della Legge 40.
«Io credo che la scienza possa arrivare a identificare il momento in cui questi embrioni perdono la capacità di essere impiantabili per dare vita a un bambino. In quel momento, che chiamerei di morte riproduttiva, è possibile che le cellule staminali siano ancora vitali e utilizzabili per la ricerca».

Questo non aprirebbe un altro scontro di coscienze?

«Penso che potrebbe ripetersi quanto è accaduto per l’espianto degli organi da donatore a cuore battente, che fino al 1968 non si poteva fare perché non esisteva il criterio di morte cerebrale. Del resto quegli embrioni, creati per un vuoto legislativo, non potranno essere conservati in eterno».

Ma le staminali embrionali, hanno davvero maggiori potenzialità terapeutiche di quelle adulte?

«Per ora lavoriamo nell’ambito di ipotesi. In realtà, al momento, non c’è nessun esperimento che lo dimostri. Anche se ci sono tutti gli elementi per ipotizzare che sia così».

E’ d’accordo con monsignor Fisichella sull’impossibilità di mediare sull’etica?

«Mi riconosco nelle sue parole, esistono molte morali ma una sola etica. Ma credo che quello per stabilire quale sia l’etica, sia un percorso che gli uomini devono fare tutti insieme».