Malata terminale ottiene dal giudice il diritto di morire

di Claudio Paglieri

La donna aveva detto al marito che non voleva cure e lo aveva nominato "amministratore di sostegno"

Grazie a una specie di testamento biologico, una donna di 70 anni è riuscita a morire con dignità, abbreviando le sofferenze alle quali l`aveva condannata una malattia senza speranza: la sclerosi laterale amiotrofica. Vincenza Santoro Galani, originaria di Foggia ma residente a Sassuolo, ha avuto miglior fortuna rispetto ad altri malati, per esempio il sardo Giovanni Nuvoli, che prima di lasciarsi morire di fame aveva invano chiesto di essere staccato dal respiratore artificiale.  La vicenda della donna di Modena è destinata a far discutere quanto quella di Piergiorgio Welby, che solo dopo grandi battaglie trovò un medico disposto ad aiutarlo. Ma mentre in quel caso il medico rischiò di persona, prima di essere scagionato dalle accuse, questa volta Vincenza Santoro Galani è riuscita a seguire una strada più efficace. Quando ha capito che le sue condizioni stavano peggiorando, ha comunicato al marito e ai figli la volontà di non essere sottoposta a tracheotomia, e quindi al collegamento al polmone artificiale, qualora il suo stato fosse peggiorato.

E ha nominato il marito amministratore di sostegno, figura prevista da una norma del 2004 che consente di designare una persona in previsione delle proprie perdite di facoltà intellettive. L`uomo a quel punto ha potuto sottoporre la richiesta della moglie al giudice tutelare del tribunale di Modena, Guido Stanzani, che l`ha accolta e ha chiesto ai medici di fornire le cure palliative più efficaci per diminuire le sofferenze. Escludendo quella respirazione artificiale che molti, in casi senza speranza, ritengono sia un puro accanimento terapeutico.  «Esiste un principio costituzionale che consente di rifiutare un trattamento terapeutico. Quella di Modena a me sembra una giusta interpretazione», è l`opinione di Marco Cappato, deputato europeo radicale e segretario dell`Associazione Luca Coscioni.  In mancanza di una legge sul testamento biologico, tuttavia, si resta legati all`interpretazione del singolo giudice.

«Questa è solo un`applicazione del diritto garantito dalla costituzione di rifiutare le cure – spiega Eugenia Roccella, sottosegretario al Welfare – la  paziente era pienamente cosciente, l`unica novità può essere questo uso dell`amministratore di sostegno. Questo caso dimostra semmai che questo si può fare tranquillamente e non c`è nessun bisogno di una legge per farlo».  A chiedere una normativa che regoli con chiarezza la materia è invece Beppino Englaro, l`uomo che da anni si batte per dare una morte dignitosa alla figlia Eluana, in stato vegetativo dopo un incidente stradale del 1992. «Quella donna di Modena ha avuto il tempo di dire chiaramente che non voleva essere sottoposta a cure forzate – dice Englaro -il dramma è per chi si trova nelle condizioni di non poterlo più dire come è successo a mia figlia Eluana».  Una dura condanna a tutta la vicenda di Modena arriva invece dal "ministro della Salute" del Vaticano: «Non c`è nessuna legge italiana che prevede l`applicazione del testamento biologico – dice il cardinale Javier Lozano Barragan – se una persona decide di togliersi la vita compie un suicidio, se lo fa per un`altra persona commette un omicidio».