Malata di sclerosi multipla vince la battaglia per il diritto a morire

debbie purdyUna malata di sclerosi multipla ha fatto storia vincendo la battaglia legale per ottenere chiarificazioni della legge sul suicidio assistito.
Debbie Purdy voleva sapere se il marito sarebbe stato processato qualora l’avesse aiutata a recarsi in Svizzera a morire: cinque Giudici della Camera Alta (Law Lords) hanno decretato che il Procuratore Capo debba specificare quando e’ possibile che una persona possa esser messa sotto accusa. La Sig.na Purdy, quarantaseienne di Bradford, ha detto che era "estatica" per la sentenza e che le avevano ridato la vita.

Il Procuratore Capo, Keir Starmer, ha detto che pubblicherà entro settembre delle direttive interinali rispetto ai casi in cui sia possibile un processo, prima che la questione sia rimessa ad un pubblico consulto. Una direttiva permanente verrà pubblicata nella primavera del 2010. Debbie Purdy ha detto che la decisione dei giudici e’ stata “un passo enorme verso una legge più compassionevole”: “Sono estatica – mi sento come se mi sia stata data la commutazione di pena. Voglio vivere la mia vita pienamente ma senza soffrire inutilmente alla fine. La decisione significa che posso fare una scelta ben informata insieme ad Omar sul fatto che egli possa venire all’estero con me per porre fine alla mia vita, perché conosceremo esattamente i nostri diritti." Nessuno e’ mai stato processato per aver aiutato terzi a morire, sebbene la legge dica che si e’ passibili di quattordici anni di prigione. La Camera Alta, la più alta corte del regno, ha detto che la legge non era tanto chiara e precisa quanto dovrebbe: cinque giudici hanno appoggiato unanimemente la richiesta della Sig.na Purdy di una direttiva dal Procuratore Capo che specificasse in quali circostanze una persona che aiutasse un terzo a recarsi all’estero per suicidarsi potesse essere processata. Debbie Purdy ha detto che vorrebbe una direttiva che distinguesse tra “ciò che e’ ammissibile e ciò che non lo e’ ”, cosicché le persone nella sua situazione possano prendere decisioni sul da farsi. Un portavoce del Ministro della Giustizia ha detto che un qualsiasi cambiamento della legge dovrebbe esser deciso dal parlamento: “In un libero voto sull’argomento, il 7 luglio scorso, la Camera Alta ha bocciato un tentativo di depenalizzare il suicidio assistito nei casi in cui un malato terminale sia accompagnato all’estero in paesi dove esso e’ lecito”.
Diritti umani
I giudici della Camera Alta hanno affermato che, secondo l’articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, la Sig.na Purdy aveva diritto a scegliere come morire. In un sommario della sentenza, i giudici hanno detto: “Tutti hanno diritto al rispetto per la propria vita, ed il modo in cui la Sig.na Purdy determini come trascorrere gli ultimi istanti della sua vita fa parte del vivere. La Sig.na Purdy desidera evitare una fine penosa e priva di dignità, ed ha diritto a chiedere che anche questo sia rispettato”. Precedentemente, Debbie Purdy aveva perso nei ricorsi presso la Corte Suprema e la Corte d’Appello: il ricorso ai Pari era la sua ultima chance di vittoria tramite le corti britanniche. Alla Sig.na Purdy, moglie del violinista cubano Omar Puente, era stata diagnosticata la sclerosi multipla primaria progressiva nel marzo del 1995: ora non e’ più in grado di camminare e, gradualmente, sta perdendo forza nella parte superiore del corpo. Ella ha indicato che vorrà ad un certo punto andare in Svizzera ed assumere la dose letale di barbiturici prescritta dai dottori della controversa organizzazione Dignitas. Ad oggi, più di cento cittadini britannici hanno posto fine alla loro vita tramite la Dignitas, e nessuno di coloro che li ha accompagnati e’ stato processato una volta rientrati nel Regno Unito; resta ancora da chiarire come mai non si sia fatto ricorso ai tribunali in questi casi.
Vittoria significativa
La Sig.na Purdy aveva già detto che se la legge non venisse chiarita, avrebbe dovuto suicidarsi anzitempo. Sarah Wootton, direttrice generale di Dignity in Dying (= Dignità nel Morire), ha detto: "Questa e’ una sentenza storica poiché non solo garantisce che la legge sia al passo con il progresso della società ma soprattutto fornisce un deterrente al suo abuso che e’ più sensato di un divieto totale che non viene fatto rispettare, e senza dubbio e’ preferibile all’attuale pasticcio legislativo. L’ordinanza e’ significativa nel far distinzione tra incoraggiare qualcuno premeditatamente a commettere il suicidio ed offrire aiuto compassionevole a chi decida di morire”. L’ex Gran Cancelliere, Lord Falconer, ha definito questa una "vittoria assai significativa ". Simon Gillespie, direttore generale della MS Society (= Società per la Sclerosi Multipla), ha detto: "Vi sono 100.000 persone malate di sclerosi multipla nel Regno Unito e la maggior parte vivranno tanto quanto il resto della popolazione. L’elemento essenziale per poter convivere con la sclerosi multipla e’ l’accesso a cure adeguate ed il supporto dal momento della diagnosi, comprese le cure palliative qualora siano necessarie.” Phyllis Bowman, direttore generale di Right to Life (= Diritto alla Vita), si e’ detto contrario all’ordinanza, aggiungendo che il gruppo si consulterà con i suoi avvocati per decidere sul da farsi: “Sebbene solidali con la Sig.na Purdy, siamo estremamente preoccupati dalle possibili conseguenze per i più vulnerabili: disabili, ammalati, ed anziani. Tutti le associazioni per i diritti dei disabili nel Regno Unito, senza eccezioni, sono contrarie ad un qualunque cambiamento delle leggi sul suicidio assistito e sull’eutanasia”.
Traduzione italiana a cura di Francesco Sani