Lo stop nel Servizio sanitario. Ammessi solo studi clinici controllati.

Corriere della Sera

La prima presa di posizione ufficiale del ministero della Salute sulla vicenda Zamboni risale al 27 ottobre 2010, con l’allora ministro Ferruccio Fazio. In sostanza, il trattamento della CCSVI in pazienti con SM poteva continuare sotto la responsabilità del medico, sia pure a una serie di condizioni: in Centri accreditati a livello regionale; con la garanzia di una procedura di accertamento diagnostico; ricorrendo all’angioplastica solo in presenza di una patologia accertata; effettuando la procedura con criteri e metodologie codificati e condivisi; verificando rigorosamente i risultati terapeutici e funzionali con studi clinici controllati. Era anche Indicato il codice del Drg per il rimborso dell’intervento (3950: «Angloplastica o aterectomia dl altro vaso non coronarico»). II 4 marzo del 2011, lo stesso ministro Fazio ha trasmesso agli Assessorati regionali il parere, molto più restrittivo, del Consiglio Superiore della Sanità (del 25 febbraio 2011): gli interventi non potevano essere consigliati come rimedio appropriato nella sclerosi multipla e si riteneva necessario che fossero effettuati «solo ed esclusivamente nell’ambito di studi clinici controllati e randomizzati, approvati da Comitati etici…». II 4 aprile del 2011, la Società italiana di angiologia e patologia vascolare, in una lettera aperta al Consiglio Superiore della Sanità ha messo in guardia: «La risoluzione del CSS…. ha di fatto bloccato nella sanità pubblica, ma non nell’ambito privato, ogni attività diagnostica e terapeutica non partecipante a studi strutturati». Infine, il 23 luglio 2012, la Direzione generale del ministero della Salute e il ministro Renato Balduzzi hanno inviato una circolare agli Assessorati regionali nella quale si richiamano le precedenti valutazioni e si fa proprio il parere del Consiglio Superiore della Sanità, raccomandando di trasmettere il tutto alle aziende sanitarie, per un’azione di monitoraggio e di informazione.