L’infecondo primato italiano

Così fino al 28 novembre dello scorso anno, quando finalmente la Corte Interamericana per i diritti umani ha accolto e dato ragione (dopo dodici anni!) alle querele delle tante coppie danneggiate da quel divieto nonché di quei cittadini che si battono per la laicità del Costa Rica. Con loro anche il Partito radicale transnazionale e l’associazione “Luca Coscioni” – Per la libertà di ricerca scientifica”, che si sono inseriti come “amicus curiae” nel procedimento giudiziario in corso portando le loro dettagliate motivazioni, che sono state sicuramente la chiave di volta perché i giudici portassero a buon fine il processo.

La Corte Interamericana, infatti, ha abolito con una sentenza la legge e condannato il Paese a risarcire tutte le coppie danneggiate dalle norme statali (50.000 dollari ciascuna). Ma non finisce qui. Nel deliberare che il Costa Rica, vietando la fecondazione in vitro, violava i diritti umani fondamentali, ma anche una serie di trattati internazionali, la Corte ha anche affermato tre nodi centrali: l’embrione non è persona, l’infertilità è una malattia, i diritti riproduttivi sono tra i diritti umani meritevoli di tutela. Da noi questi suoni sembrano provenire da una lingua straniera e tuttora restano di fatto intraducibili, ma una cosa è certa: il primato della peggiore legge sulla fecondazione assistita ora spetta all’Italia! Così, per una volta, la Chiesa e i nostri embrioni – in attesa soltanto che venga garantito loro anche il diritto di voto – possono guardare dall’alto in basso il resto del mondo, ormai pericolosamente invaso dai diritti a tutela di esseri umani nati e viventi.