Lettera a “Il Sole 24 Ore” su Piergiorgio Welby

di Rocco Berardo

Nell’articolo "Eutanasia, Camere a rilento e incalzate dalle sentenze", pubblicato sul Sole 24 Ore del 18 ottobre e dedicato al caso di Piergiorgio Welby, si fa, a nostro parere, per l’ennesima volta censura della sua storia e della sua lotta.  Non si fa menzione della sua carica di co-Presidente dell’Associazione Coscioni, della sua lotta radicale di 88 giorni (non da solo, ma con oltre 700 persone in digiuno). L’articolo, si potrebbe obiettare, costituisce semplicemente un commento alla sentenza; tuttavia, lo stesso Giudice Zaira Secchi, nel formulare le sue osservazioni, non ha voluto e potuto omettere la peculiarità della vicenda di Piergiorgio: quella di essere entrato nella storia politica e giuridica del nostro paese (e non solo), per il combinato disposto del suo essere malato di una malattia così grave e del suo essere a tutti gli effetti un dirigente politico radicale. Non vorremmo che, come è successo per Enzo Tortora, della storia di Piergiorgio venisse dimenticata proprio la sua connotazione politica, connotazione che ha voluto dare alla sua vita fino all’ultimo giorno, chiedendo che la sera del 20 dicembre 2006, insieme ai suoi familiari, fossero presenti anche i suoi compagni: Marco Pannella, Marco Cappato e Rita Bernardini.

 

Rocco Berardo, vice segretario Associazione Coscioni