Il cancelliere britannico George Osborne si è posto l’obiettivo di far diventare il Regno Unito il Paese “Open for Business” per eccellenza. Questo obiettivo viene perseguito soprattutto utilizzando la leva fiscale, sia attraverso l’introduzione e la modifica di una serie di normative volte a rendere il sistema fiscale più stabile e trasparente agli occhi di un potenziale investitore estero, sia mediante l’introduzione di una serie di incentivi fiscali in grado di far diventare il sistema britannico altamente competitivo, soprattutto nel contesto europeo. Oltre a una progressiva riduzione della corporate tax dall’attuale aliquota del 23% (era 26% nel 2011) fmo al 20% nel 2015, il livello più basso tra le grandi economie occidentali, il Regno Unito è recentemente intervenuto attraverso l’attenuazione di una serie di normative antielusive per determinati tipi di società e per alcune tipologie di reddito (come ad esempio in ambito di regole Cfc) per incoraggiare i gruppi internazionali a spostare i loro quartieri generali nel Regno Unito.
Il Governo ha puntato decisamente sul settore della ricerca e dell’innovazione tecnologica, come elemento che dovrebbe in futuro differenziare le economie più evolute perché in grado di creare lavoro e stimolare la crescita. Lo sforzo del governo britannico si è concentrato in più direzioni: innanzitutto istituendo una serie di Enterprise Zones (di cui 24 solo in Inghilterra) in grado di offrire incentivi fiscali a vario titolo a favore delle start-up nei primi 5 annidi vita; poi favorendo la registrazione nel Paese di brevetti e proprietà intellettuali prodotte dalla ricerca industriale mediante l’introduzione, a partire dal 1 aprile 2013, del “patent box regime” che consiste nella defiscalizzazione parziale (10%) dei proventi da sfruttamento economico dei brevetti (si veda Il Sole 24 Ore del 9 aprile 2013); infine introducendo un tax credit sulla R&S al fine di rendere il Paese attrattivo anche in periodi di crisi economica e di possibili perdite fiscali per le aziende. In questo senso il nuovo credito d’imposta per la R&S “above the line”, pari al 10% dei costi sostenuti, prevede la possibilità per le imprese in condizione di perdita fiscale di richiederne il rimborso, assimilandolo di fatto ad un contributo in denaro, iscrivibile per questo motivo nella parte alta del conto economico. Grazie a quest’ultima misura, il Governo punta a incentivare soprattutto le grandi imprese che si trovano in perdita fiscale, migliorandone il risultato operativo e l’Ebitda.
Fino al 2016, il nuovo credito d’imposta opererà in parallelo (le due misure non sono cumulabili) con la preesistente extra-deduzione del 130% delle spese di R&S per le grandi imprese e del 225% per le Pmi, che andrà poi a decadere. Il Regno Unito offre, inoltre, interessanti agevolazioni sull’efficienza energetica, sulle auto a bassa emissione di CO2 e sugli investimenti in aree depresse del Paese mediante ammortamenti accelerati al 100%, quindi interamente deducibili nell’anno in cui sono stati effettuati gli investimenti, oltre alla “annual investment allowance”, rivolta principalmente alle Pmi, che prevede la deduzione al ioonb degli investimenti in impianti e macchinari entro determinate soglie. Il Regno Unito, d’altronde, ha sempre saputo essere attrattivo per la capacità di anticipare, rispetto agli altri Paesi, l’introduzione di una serie di incentivi fiscali anche di carattere settoriale: basti pensare all’introduzione del regime della Tonnage Tax perle imprese armatoriali, che ancora oggi rimane un punto di riferimento per il settore.
L’Associazione Luca Coscioni è una associazione no profit di promozione sociale. Tra le sue priorità vi sono l’affermazione delle libertà civili e i diritti umani, in particolare quello alla scienza, l’assistenza personale autogestita, l’abbattimento della barriere architettoniche, le scelte di fine vita, la legalizzazione dell’eutanasia, l’accesso ai cannabinoidi medici e il monitoraggio mondiale di leggi e politiche in materia di scienza e auto-determinazione.