Le staminali estratte da embrioni ibridi ce le regaleranno i ricercatori inglesi

«In Italia non possiamo manipolare gli embrioni ma si può lavorare sulle linee cellulari estratte all’estero». L’affermazione è di Marco Cappato, presidente dell’associazione Luca Coscioni, e presuppone la conseguenza per cui anche i ricercatori italiani potranno lavorare su quelli che la stampa ha presentato come "embrioni chimera". L’europarlamentare radicale ne ha parlato ieri nel corso dell’audizione – organizzata dalla stessa associazione e dall’intergruppo Coscioni-Welby – di Stephen Minger, direttore del laboratorio di biologia delle cellule staminali del King’s College di Londra, che di recente ha chiesto alle autorità inglesi l’autorizzazione per procedere nelle ricerche su embrioni ibridi uomo-animale nell’ambito delle ricerche sulle cellule staminali. Lo stesso Minger ha spiegato che le regole inglesi prevedono che il prodotto di queste ricerche debba essere depositato presso un istituto dove saranno a disposizione di tutti i ricercatori, italiani compresi. E, come è stato detto da qualcuno con una battuta che serviva a mettere in risalto alcune contraddizioni della legislazione italiana, quelle cellule staminali «chiunque potrà ordinarle pagando solo le spese di spedizione».  Ad ascoltare il ricercatore inglese, c’era ieri una platea di tutto rispetto: da Ignazio Marino, presidente della commissione Sanità del Senato, al ministro per le Politiche europee Emma Bonino.

Insieme a loro, parlamentari, membri del Comitato nazionale di bioetica e ricercatori come Gilberto Corbellini, Cinzia Dato, Lorenzo D’Avack, Assunta Morresi e Maria Chiara Acciarini. E, probabilmente anche per la presenza di un par- terre di questo tipo, l’audizione ha riservato più di uno spunto polemico che, partendo dall’esperienza inglese, ha finito per coinvolgere il Comitato nazionale di bioetica italiano e più in generale l’informazione che sulle questioni etiche viene fatta in Italia sia dai media sia da fonti istituzionali. Insieme a Minger, infatti, all’audizione è intervenuta anche Emily Jackson, membro dell’autorità britannica per la fertilità e l’embriologia (Hfea) che autorizza e monitora l’attività dei centri di ricerca sulle staminali embrionali. La Jackson ha spiegato come funziona il modello autorizzativo inglese, precisando come a una decisione generale sulla possibilità di portare avanti questo tipo di ricerche segua una specifica autorizzazione che viene concessa soltanto se un determinato esperimento soddisfa i requisiti richiesti dalla legislazione. Le ricerche del centro  diretto da Minger sono in attesa di questa autorizzazione. Per prendere la decisione sulla creazione di embrioni ibridi, inoltre, l’Hfea ha proceduto a una consultazione pubblica e proprio da qui è partita la polemica sulla situazione italiana.

«Il Comitato nazionale di bioetica non serve più a niente», ha affermato senza mezzi termini Gilberto Corbellini, membro dello stesso Cnb, dopo aver sottolineato come quella «ricevuta dai colleghi inglesi sia una lezione di trasparenza ed efficienza su come istruire un confronto su decisioni scientifiche». Il Cnb, ha aggiunto, «non risponde alle reali domande del paese e invece alimenta solo controversie. Oggi fa notizia solo per le polemiche interne. E perché il suo presidente, Francesco Paolo Casavola, ha rifiutato di discutere di fronte a obiezioni pacate. E in tutta risposta ha contrapposto un atto di rappresaglia con cui ha sostituito i tre vicepresidenti perché due di essi erano dalla parte di chi lo aveva criticato». Marino ha invece lamentato come «nel nostro paese c’è davvero scarsità di dibattito su ciò che avviene nei laboratori scientifici», e che spesso il disagio verso la ricerca può nascere anche da questa circostanza. E sulla stessa linea si è espressa anche il sottosegretario alla Famiglia, Acciarini: «oltre al grande dibattito tra gli scienziati – ha affermato – occorre fare in modo che i cittadini capiscano».

Infine, la Bonino che non le ha mandate a dire: «se in Italia facessimo tre trasmissioni in meno su Garlasco e qualcuna in più, a orari accettabili, sulla scienza, si farebbe il bene di questo paese». Oppure: «in Italia, in molti campi, gli scienziati sono visti come Frankenstein». E ancora: «c’è un’atmosfera antiscientifica nel nostro paese che è preoccupante, come se tutto ciò che è scienza fosse male e ciò che è natura fosse bene». E infine: «i cittadini contribuiscono con le tasse a costituire i fondi europei che servono, in molti paesi dell’Unione ma non in Italia, a finanziare ricerche che entro i nostri confini non sono solo vietate ma demonizzate». «Insomma ha concluso – lo dico da ministro delle Politiche europee: all’interno della Ue rappresentiamo una posizione anomala e bizzarra».  [.]