Le nomine ai vertici della Sanità strumento principale finanziamento dei partiti. Insignificanti le modifiche del decreto Madia

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Marcello Crivellini

Il sistema dei partiti ha dimostrato sempre fantasia nell’individuare canali di finanziamento entro e al di fuori della legge.

Anche se nei primi anni della Repubblica le esigenze erano limitate, già ai canali ufficiali di autofinanziamento se ne affiancavano altri ufficiosi (nazionali e internazionali) che facevano riferimento all’esterno alla suddivisione del mondo in due blocchi e all’interno al processo di crescita economica del paese.

Questo secondo fattore divenne presto prevalente e portò i partiti all’occupazione delle partecipazioni statali (IRI, ENI, EFIM, tutte le maggiori banche, ecc..). Regole non scritte ma rigidamente osservate prevedevano il diritto-dovere di nomina dei Presidenti e amministratori secondo posizionamento e quote elettorali (IRI alla DC, Eni al PSI, EFIM ai socialdemocratici, altro ai repubblicani e liberali, seconde linee e compartecipazioni al PCI secondo necessità e opportunità).

Successivamente si aggiunse ufficialmente il finanziamento pubblico dei partiti; questo canale fu sconfitto dai radicali politicamente col referendum del 1978 e poi numericamente con il referendum del 1993.

La fantasia e le esigenze di un ceto politico sempre più numeroso trasformarono ben presto quelle sconfitte in un nuovo canale di finanziamento, ancor più sicuro: rimborsi elettorali totalmente svincolati dalle spese effettivamente sostenute e da qualsiasi controllo degno di questo nome. A quel canale se ne affiancò poi un altro (anch’esso crescente e ancor più opaco): i rimborsi ai gruppi parlamentari e a quelli dei consigli regionali.

Negli ultimi due decenni, mentre gli altri canali di finanziamento subivano attacchi a livello di opinione pubblica, se ne è imposto un altro, più ricco di risorse economiche e di efficaci strumenti elettorali: il controllo della spesa e della gestione sanitaria.

Se i canali tradizionali disponevano di una “base imponibile” di qualche centinaio di milioni di euro, il nuovo fa riferimento ad una cifra molte volte superiore, circa 120 miliardi di euro l’anno, senza rischi di abrogazione. Se i vecchi canali erano prevalentemente centrali e centralizzati, la spesa sanitaria è distribuita su tutto il territorio nazionale e bene si presta ad un “accesso federale”.