Le cellule col bollino rosso

Sergio Bartolommei

Cosa diremmo se il Ministro dell’Istruzione emanasse un bando di concorso in "creatività artistica" invitando gli studenti a partecipare ma escludendo di proposito i provetti musicisti? Parleremmo di palese discriminazione, di atto di imperio che non ha altra giustificazione che il pregiudizio verso la musica. Eppure qualcosa del genere è accaduto col bando del Ministero del Welfare a proposito della ricerca sulle cellule staminali. In un punto del bando si dice esplicitamente che dall’accesso ai finanziamenti "saranno esclusi i progetti che prevedono l’utilizzo di cellule staminali embrionali di origine umana". Le ragioni? Non sono dette. Le conseguenze? Alcuni dei migliori docenti, ricercatori e ricercatrici del nostro Paese, sono stati tagliati fuori dai finanziamenti e, in mancanza di fondi, vedono limitata o compromessa la libertà (e le prospettive applicative) delle loro ricerche.

Il ricorso presentato al Tar da alcune di queste ricercatrici è stato respinto. Nessuna voce politica di rilievo – dalla maggioranza all’opposizione – si è levata per denunciare l’accaduto. Senza entrare qui nel merito delle finalità della ricerca sulle staminali, occorre chiedersi se l’Italia ambisca ancora a far parte del consesso delle nazioni che vedono nella libertà intellettuale e di espressione il presupposto imprescindibile delle libertà civili. Non sembra sia così. In questa e in molte altre occasioni il potere politico interviene d’autorità per censurare o boicottare questa o quella ricerca mettendo una pesante ipoteca sull’autonomia della scienza. I motivi vanno cercati – nel caso delle embrionali come in  quello delle limitazioni degli interventi di procreazione medicalmente assistita – nell’adesione a credenze religiose o pregiudizi ideologici spacciati per unici principi morali. Non vi è niente di illeggittimo nell’ impegnarsi, per chi creda nella natura spirituale delle cellule embrionali, a non svolgere su di esse alcuna ricerca. è invece del tutto illecito vietarla a chi, avendo titoli e competenze, intenda svolgerla. Si ribatte che in gioco non è la fede o l’ideologia, ma solo l’opportunità tecnico scientifica di "lavorare" su un tipo o un altro di ricerca. A maggior ragione, tuttavia, se tale è la questione, il potere politico e amministrativo dovrebbe ritrarsi  per lasciare che a dibattere siano gli stessi scienziati. 

Evolvendo altrove la ricerca sulle staminali embrionali con i probabili benefici che ne deriveranno anche per la cura di importanti patologie, c’è da chiedersi come giustificare agli occhi dell’opinione pubblica decisioni tanto arbitrarie, causa di ritardi imperdonabili. 

Sergio Bartolommei – Consulta di Bioetica