“Lavoriamo per curare tutti, anche voi” rivolta dei ricercatori contro gli ambientalisti

La Repubblica
Gabriele Cereda e Luca De Vito

Milano —«Orgogliosi di salvare la vita, anche a voi», «no alla disinformazione», «non fermerete la ricerca». L’inaspettata reazione dei ricercatori a un blitz animalista si è trasformata in una guerra a colpi di slogan e di manifestazioni. Con camici e cartelli, ieri studenti e ricercatori dell’Università Statale di Milano sono scesi in piazza per protestare contro l’azione di sabato, quando un gruppo di cinque attivisti si sono incatenati alle porte del dipartimento di Farmacologia dell’ateneo, distante meno di 200 metri dal teatro della contro-manifestazione di oggi, e ha portato via circa 200 cavie e 17 conigli che si trovavano all’interno. Un gesto che non è passato inosservato nella comunità scientifica milanese e ha spinto gli studenti alla manifestazione spontanea di ieri. I giovani ricercatori, una sessantina, quasi tutti in camice bianco, si sono riuniti in piazza Piola, dove sono apparsi striscioni con slogan (»L’informazione sarà la nostra forza, la vostra ignoranza non vincerà») e dove hanno parlato di «annidi lavoro andati in fumo» e «centinaia di migliaia di curo di fondi andati perduti». Soldi e tempo che servivano a studiare e a cercare terapie per malattie del sistema nervoso come l’autismo, ma anche il Parkinson, I’Alzheimer e la Sla. Una decina di animalisti, che ancora ieri si sono trovati sotto la facoltà di Farmacologia, hanno raggiunto i ricercatori urlando frasi come «vergogna», «assassini» e «animali liberi». Provocazioni che non hanno trovato risposta nei giovani camici bianchi. Ma quando gli studenti hanno provato a muoversi verso via Vanvitelli, dove si trova la sede di Farmacologia, sono stati bloccati dalla Digos. «Sul tema c’è troppa disinformazione—spiega Andrea Tosini studente, membro dell’associazione “Pro Test” e tra gli organizzatori della manifestazione — siamo scesi in piazza perché vogliamo far capire che questo gesto sconsiderato ha mandato in fumo anni di ricerche, creando anche un danno agli stessi animali: sono esemplari con un sistema immunitario più basso, incapaci di vivere liberamente e forse anche con malattie infettive». «Ci chiamano ignoranti ma vogliamo solo che cambi il modo di fare sperimentazione — replica Giuliano Floris, leader del coordinamento Fermiamo Green Hill – Non siamo per la violenza, ma per le azioni di forza. Vogliamo far conoscere come operano i ricercatori. Chiediamo di conoscere cosa stanno studiando e quali sono i risultati a cui sono arrivati in questi anni». Nei laboratori al quarto piano della facoltà ci sono ancora centinaia di cavie. Ormai inutilizzabili perché i cinque attivisti che hanno fatto irruzione sabato hanno scambiato le gabbie di topolini e conigli. Per questo, la facoltà ha deciso di liberare gli animali, che saranno presi in carico dall’associazione “Vita da cani”, di Arese. «Stamattina saremo in facoltà per far rispettare gli accordi presi. Porteremo tutte le cavie al canile e nei prossimi giorni le distribuiremo tra tutti gli attivisti che hanno già dato la loro disponibilità ad ospitarle».