Eminentissimo Cardinal Bagnasco, Lei ha ragione: la vita ha un costo. A volte elevatissimo. E che in tempi di crisi diventa spesso insopportabile.
Il Suo allarme sulla motivazione economica di aborto ed eutanasia mi spinge a una riflessione.
Nei giorni di festa della Natività abbiamo visto tutti con sgomento la foto della giovane madre che esce dal bagno di un McDonald`s dopo aver abbandonato nel water suo figlio appena partorito, considerandolo probabilmente un costo da lei non sopportabile. Eppure quella ragazza non ha abortito, ha terminato la gravidanza, per poi disfarsi del bimbo in un bagno pubblico come fosse un peso eccessivo.
Oggi molte donne preferiscono ricorrere alla Ru486, la pillola abortiva che la madre deve ingoiare da sola per provocare il distacco della placenta e la morte del suo feto. Lei si chiede «quale garanzia ci può essere se uno Stato non difende la vita più
debole, quella che non ha neppure il volto e la voce per imporre se stessa ed il
proprio diritto?». Le ricordo che nella depenalizzazione dell`aborto in Italia l`unico diritto riconosciuto legalmente è quello della madre incinta, che decide
per sé e per suo figlio. In questa ultima legislatura sono state presentate in
Parlamento diverse proposte di legge per garantire diritti e legalità agli embrioni
soprannumerari, quelli che «avanzano» dalle fecondazioni assistite, e i cui diritti
non sono certo maggiori di quelli di un feto già formato.
Lei si chiede: «Quale garanzia ci può essere se uno Stato non rispetta quella vita che non ha più voce perché l`ha persa, in uno stato di incoscienza?» in riferimento ai noti casi di eutanasia nel nostro Paese.
Il coma vegetativo è uno stato creato da noi medici rianimando pazienti appena
morti o sul filo della morte e sui quali siamo in grado di riattivare tutte le funzioni vitali, tranne quella della coscienza. Moltissimi di loro si salvano.
Nessuno di noi vorrebbe vivere in quello stato, ma una volta che li abbiamo
riportati in vita, seppur incosciente, cosa fare? Sopprimerli perché non sono coscienti? O perché rappresentano un costo elevatissimo? Ebbene sì, un malato
terminale di tumore costa molto meno di un malato in coma vegetativo che il
cancro non ce l`ha e può vivere così oltre vent`anni.
Eppure in questi mesi in Grecia sono irreperibili i chemioterapici per i tumori maligni, perché dato il loro prezzo elevato lo Stato ìn grave deficit non li acquista più, considerando i suoi malati oncologici cittadini «antieconomici».
L`attuale governo italiano ha di recente nominato Enrico Bondi commissario straordinario alla sanità nel Lazio, con il compito di effettuare pesanti tagli lineari alla
sanità per ridurne i costi, compresi quelli delle strutture private convenzionate e degli Istituti sanitari religiosi. Per i nostri medici ospedalieri sta diventando prioritario non più alleviare le sofferenze dei malati ma diminuire i costi della sanità secondo le
indicazioni e le erogazioni di uno Stato che non taglia invece i suoi infiniti sprechi.
Il paziente è valutato in base al costo sanitario della sua patologia ed ogni singolo medico attua ormai la cosiddetta medicina «difensiva» per proteggersi penalmente da eccessi di prestazioni. Occorrono fatti e non parole, occorre che uno Stato moderno ed efficiente garantisca concretamente l`assistenza sanitaria pubblica a tutti i suoi cittadini, assicurando a tutti una assistenza dignitosa e continuativa, riservando i tagli dei costi a quei settori che non incidono sulla vita umana nella sua fase più drammatica, quella della malattia e della sofferenza.
L’Associazione Luca Coscioni è una associazione no profit di promozione sociale. Tra le sue priorità vi sono l’affermazione delle libertà civili e i diritti umani, in particolare quello alla scienza, l’assistenza personale autogestita, l’abbattimento della barriere architettoniche, le scelte di fine vita, la legalizzazione dell’eutanasia, l’accesso ai cannabinoidi medici e il monitoraggio mondiale di leggi e politiche in materia di scienza e auto-determinazione.