La sfida cinese sul Dna

Il Sole 24 Ore nòva
Francesca Cerati

Arriverà dalla Cina la cura per l’autismo? La domanda, che si fa il Financial Times, fino a una decina di anni fa nessuno se la serebbe posta. Ma le cose cambiano, e il ritardo che la Cina aveva accumulato in fatto di genetica è stato nel frattempo colmato dal Bgi (Beijing genomics institute), il più prolifico istituto al mondo per il sequenziamento del Dna con sede a Shenzen. Arrivando a possedere 156 sequenziatori e il 20% di tutti i dati relativi al Dna prodotti a livello mondiale. Zhang Yong, 33 anni, ricercatore senior di Bgi prevede che entro il prossimo decennio il costo del Dna sarà di soli 200-300 dollari — meno di un iPhone — e che il centro per cui lavora diventerà il leader di “Bio-Google”, un motore di ricerca che aiuterà a organizzare tutte le informazioni biologiche a livello globale e renderle universalmente accessibili e fruibili. In effetti, questo istituto pubblico-privato cinese dal 2009 a oggi si è guadagnato una notevole reputazione internazionale sfornando centinaia di peer-reviewed all’anno, e tracciando i genomi di cellule tumorali, piante, insetti, esseri umani, fino al panda gigante. Una bella vetrina resa ancora più attraente dal prestigio che la rivista Nature ha attribuito al 34enne a capo di Bgi, Jun Wang, inserendolo nella top io degli scienziati che si sono distinti nel 2012. Definendolo «uno dei principali attori del l000 genomes project consortium», che — lo ricordiamo — ha l’obiettivo di individuare i fattori genetici alla base delle malattie attraverso la comparazione del Dna provenienti da aree geografiche diverse. Così, noleggiando le macchine ad aziende farmaceutiche e università di tutto il mondo, Bgi guadagna, incamera dati e acquisisce il know how degli altri. È il caso del grande progetto ideato da Steve Hsu, della Michigan state university, sui geni che influenzano l’intelligenza. Sotto la guida di Zhao Bowen, il Bgi sta “leggendo” il genoma di oltre 2000 persone, la maggior parte americani, che hanno un Qi sopra i 16o. Un progetto ovviamente controverso che in Occidente non ottiene finanziamenti, mentre in Cina lo portano avanti praticamente gratis. Ma la chiave dell’intelligenza non è il solo progetto in corso. Con l’organizzazione no-profit statunitense Autism Speaks, il Centro di genetica cinese lavora per sequenziare il Dna di almeno diecimila persone che hanno un bambino autistico. Ma ha anche avviato una collaborazione con l’ospedale di Philadelphia: Bgi pagherà una tariffa per ogni sequenza di genoma e l’ospedale svilupperà nuovi test genetici, area in cui i cinesi hanno ancora molto da imparare. L’espansione al di fuori dei propri confini è stata attuata anche con l’acquisto di una società di Mountain View, Complete Genomics, per 118 milioni di dollari, che nel 2012 possedeva il 10% di tutti i dati del Dna umano generati a livello mondiale. Un panorama che preoccupa non poco per due ragioni: che la Cina cominci a dominare anche la tecnologia di nuova generazione e che possa usare i dati del Dna contenuti nei loro megaserver. Ma Wang dice che la sua strategia è quella di “fare del bene”. La nuova anima della Cina quindi è quella che vuole riconquistare lo status di superpotenza dell’innovazione, come ai tempi dell’invenzione della bussola e della polvere da sparo. Oggi il colosso asiatico è famoso più per l’arte di copiare in salsa low cost che non per la sua originalità. Ma per quanto riguarda la ricerca scientifica le cose stanno in maniera diversa e l’istituto che si muove in maniera autono *** ma rispetto al Governo è a caccia di giovani talenti creativi, e ha già reclutato un esercito di bioinformatici a cui ha fornito un arsenale crescente di strumenti costosi. Questo lo pone sulla buona strada per superare l’intera produzione degli Stati Uniti, disegnando una nuova geografia del mondo dei geni. Resta il dubbio che questa “fabbrica del Dna” possa ridurre la ricerca a una mera meccanizzazione della scienza. Così i genetisti di tutto il mondo lo osservano per capire se il centro troverà un equilibrio tra business e obiettivi scientifici. Yang ha il traguardo di sequenziare due volte la velocità degli altri a metà prezzo. Ma l’out-sorcurcing funziona bene solo se c’è una relazione scientifica tra le parti. Ecco per-chè il centro sta cercando di essere molto più di un fornitore di servizi. Edison Liu, direttore dell’Istituto di genomica di Singapore chiosa: «se si tratta solo di una macchina da soldi, non sarà ricordato». Ma a Sud della Cina il detto è “a Shenzen le montagne sono alte e l’imperatore è lontano”. Siamo al riparo e senza controllo.