La ricerca italiana è più competitiva se in rete

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Il Sole 24 Ore
Orlando Luca

«Un punto di arrivo e un punto di partenza». Il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo è soddisfatto, per la ricerca italiana arriva nuovo carburante e l’obiettivo del Ministero dell’Università e della Ricerca di migliorare la capacità di accesso dell’Italia alle risorse europee per l’innovazione diventa più vicino con l’assegnazione dei fondi promessi ai cluster tecnologici nazionali.

Il team di esperti internazionali coinvolto dal ministero ha infatti valutato e selezionato otto degli undici cluster in lizza per accedere ai 408 milioni messi a disposizione per finanziare l’attività di ricerca industriale all’interno delle aree strategiche individuate dal ministero. «E un punto di arrivo – spiega Profumo – perché riorganizza un sistema che si era troppo disperso in un quadro locale, un punto di avvio perché da qui partiremo insieme alle Regioni nel definire un quadro di specializzazione intelligente, che nel rispetto delle singole vocazioni costituisca tuttavia un quadro nazionale armonico, coerente e razionale».

Delle 11 domande iniziali, avanzate da altrettanti raggruppamenti composti da aziende grandi e piccole e soggetti pubblici di ricerca, ne sono state considerate ammissibili otto, per complessivi 30 progetti sviluppati da 461 soggetti proponenti, con costi ammessi al finanziamento per 344,7 milioni di euro. Risorse che però saranno in grado di mobilitare investimenti ben superiori, pari a 1,1 miliardi sul territorio nazionale, con tempi relativamente rapidi.

Entro un paio di mesi, infatti, i cluster selezionati dovranno inviare la progettazione esecutiva delle attività e dall’inizio di febbraio è prevista la fase operativa di avvio, con le prime rendicontazioni dei cluster e dunque l’erogazione delle risorse, il 27% sotto forma di contributo a fondo perduto e la parte restante come finanziamento agevolato. Il punteggio massimo va al cluster Cfi, forte di 76 soggetti, tra cui Avio, Brembo e Indesit, impegnati a confrontarsi sullo sviluppo della “fabbrica intelligente”, con nuove applicazioni nella robotica e nell’inserimento di tecniche digitali in produzione. Seguono in graduatoria GreenChem, orientato alla chimica sostenibile e Alisei, cluster dedicato alle scienze della vita, con costi finanziati rispettivamente per 48 e 43,4 milioni di euro. Successo anche per il neonato cluster nazionale dell’Aerospazio, nato pochi mesi fa proprio sulla spinta del bando promosso dal Miur e che vede come capofila dei quattro progetti Agusta-Westland, Alenia-Aermacchi, Thales Alenia Space e Avio. «Il cluster si è mosso rapidamente e con efficacia – spiega il responsabile delle strategie di Finmeccanica Lorenzo Fiori -, nell’aerospazio avere massa critica è fondamentale per conquistare i mercati esteri e ci siamo resi conto che lavorare in squadra è l’unica via possibile.

E’ nata una vera e propria piattaforma di trasferimento tecnologico che sfrutta la presenza di due giganti come Finmeccanica e Avio, con un piano strategico che arriva fino al 2020 e più di 250 proposte concrete per progetti da sviluppare insieme in tutta Italia».

Su base regionale, a fare il pieno sono Lombardia e Piemonte, presenti in tutti gli otto progetti approvati, subito dietro la Puglia a quota sette mentre tra le sorprese c’è la bocciatura dell’unico candidato nel settore dell’energia, cluster che non ha raggiunto il punteggio minimo necessario. Dal ministero, tuttavia, trapela la volontà di ovviare a questo inconveniente riaprendo i termini per consentire la presentazione di altri progetti, impensabile infatti appare l’abbandono “a priori” di un settore strategico per il Paese.