La particella di Dio avrà anche un identikit

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Corriere della Sera – Sette
Giovanni Caprara

Per la scienza fisica il 2013 sarà in parte ancora sotto il nome del bosone di lliggs e poi proiettato verso altre sorprese permesse proprio dalla scoperta della famosa “particella di Dio” come il bosone viene anche battezzato, annunciata il 4 luglio scorso. Nei prossimi mesi al Cern di Ginevra i due gruppi guidati da Fabiola Gianotti e Joe Incandela, responsabili dei due esperimenti Atlas e CMS, saranno impegnati nel costruire il preciso identikit della particella la quale appare essere l’immagine di un inizio per una nuova realtà fisica tutta da descrivere. Intanto altri obiettivi sono perseguiti dalle migliaia di ricercatori del centro ginevrino attorno al superacceleratore Iarge Iladron Collider che vede impegnati anche Goo fisici italiani dell’Istituto nazionale di fisica nucleare. Nell’annata potrebbero emergere risultati legati alle particelle supersimmetriche finora solo teorizzate (per esempio, a un fotone corrisponderebbe un fotino). Si tratterebbe di particelle simili fra loro ma con caratteristiche diverse. E inoltre si spera di poter agguantare qualche prova a livello microscopico della famosa teoria delle stringhe su cui si lavora ormai da un trentennio senza raccogliere alcuna evidenza. Rimanendo nella fisica che sta vivendo negli ultimi tempi una nuova primavera, sarà la fisica quantistica a offrire risultati utili pure nelle applicazioni. Approfondendo le proprietà quantistiche della materia si potrà, per esempio, migliorare la trasmissione dei segnali che trovano utilizzi già nella crittografia, la scienza dei codici segreti. E sempre in questo mondo,  sia al Fermilab di Chicago sia all’Università di Vienna, sono stati costruiti degli strumenti — interferometri — di taglia contenuta, una quarantina di metri, dai quali potrebbero emergere indizi interessanti per uno dei problemi fondamentali che i fisici affrontano senza risultato. Si tratta della “gravità quantistica”, un campo della teoria che tenta di unire la meccanica quantistica alla teoria della relatività generale di Albert Einstein. Finora, dopo un secolo di tentativi, i due mondi rimangono, con grande frustrazione, separati, mentre una teoria del genere sarebbe necessaria per spiegare buchi neri, origini dell’universo e vari altri aspetti. Sviluppi interessanti sono attesi anche nella misurazione del tempo con orologi atomici ben più precisi degli attuali. «Con l’impiego di nuove frequenze», spiega Stefano Olivares, del Dipartimento di fisica dell’Università Statale di Milano, osi otterrebbero strumenti di misura basati sul tempo più perfezionati con impatti positivi in numerosi campi riguardanti dalle costanti della fisica fondamentale a svariate applicazioni tecnologiche».  Buone promesse per l’anno nuovo giungono dalla fisica della materia legata ai materiali superconduttori che consentono una trasmissione dell’energia senza dispersioni rivoluzionando diversi campi d’attività con risparmi straordinari. Finora questi materiali funzionavano a temperatura molto bassa sotto lo zero, una condizione che li rendeva costosi oltre che complicati nell’impiego. «Adesso», aggiunge Oliva-res, «si sta arrivando a materiali superconduttori che mantengono le loro proprietà quasi a temperatura ambiente che è l’obiettivo a cui si tende. Inoltre, sul piano della loro scienza di base, si dovrebbe giungere a una spiegazione più completa dei fenomeni che producono i preziosi effetti». E mentre si aspettano passi avanti nella “chimica verde”, soprattutto per i bio combustibili, consentendo di consolidare le sperimentazioni soprattutto per l’aviazione civile, nel 2013 entrerà in piena attività il supercomputer più potente finora messo a punto per studiare i fenomeni climatici. Realizzato dallTbm per National Center for Atmospheric Research a Cheyenne nello Wyoming (Usa) ha una capacità di calcolo di L5 petaflop (miliardi di miliardi di operazioni al secondo) e i suoi software sono dedicati esclusivamente a decifrare la fisica dell’atmosfera. Primo obiettivo è l’indagine degli uragani diventati più intensi (Sandy a New York insegna) ma non più numerosi e per i quali si cerca di comprendere l’eventuale legame con il riscaldamento ambientale. E l’interazione uomo-ambiente sarà una delle frontiere da cui si aspettano risultati circa l’impatto sui geni, con tutto ciò che ne consegue.