La nave pirata delle staminali. Sul traghetto fra Irlanda e Gran Bretagna una cura ancora vietata

di Paola De Carolis
Sclerosi multipla. Messa al bando nei due Paesi la terapia viene praticata in acque internazionali

LONDRA – “Un attacco coordinato» . Il professor John Dunphy non ha dubbi sul movente degli articoli che in questi giorni sulla stampa britannica lo accusano di aver tentato di raggirare le leggi sull’uso di cellule staminali. «Presumo che qualche mio collega si sia visto minacciato – prosegue -. La verità e che l’Irlanda non si può permettere di arrivare in ritardo o, peggio, rimanere fuori da questo settore della medicina».

Un settore, quello di cui parla, estremamente controverso: l’utilizzo di cellule staminali del cordone ombelicale per la cura della sclerosi multipla. Era veramente pronto ad effettuare l’impianto a bordo di un traghetto in acque internazionali?

Di questo nell’unica intervista concessa dallo scoppio dello scandalo – all’Irish Medicai Times – il professore non parla. Difficile però negare i fatti. E i fatti sono che diverse decine di pazienti che avrebbero dovuto sottoporsi alla terapia nelle ultime due settimane hanno ricevuto una lettera che lascia poche incertezze.

“La clinica del professor Dunphy a Cork, in Irlanda, è sotto inchiesta?”. La Advanced Celi Therapeutics offre una conveniente alternativa, che prevede la consultazione iniziale in clinica il giorno della prenotazione e la terapia a bordo del traghetto, in acque internazionali. Quale traghetto? L’Mv Superferry della Swansea Cork Ferries Limited, che collegando Irlanda e Galles, viaggia fuori dalla acque territoriali dei due Paesi.

Nei guai non c’e solo il professor Dunphy, che crede profondamente che con le cellule staminali si potranno un giorno curare malattie per le quali oggi non ci sono speranze, ma anche la Advanced Celi Therapeutics (Act), società di biotecnologie specializzata in terapie con staminali che nel mondo opera in dodici cliniche: ad Alicante, in Spagna, a Tijuana, in Messico, a Rotterdam e Leende, in Olanda, a Tunapuna, Trinidad, a Bombay, in India, in Turchia, Brasile, Argentina, Arabia Saudita, Emirati Arabi e in Pakistan. E È la ACT, compagnia che sul suo sito web cita un indirizzo di Zurigo e un numero telefonico londinese, a stipendiare Dunphy ed è la ACT a percepire le somme che i malati sono disposti a sborsare pur di sperare in una guarigione o in un miglioramento: circa 18.000 euro a iniezione secondo il quotidiano Guardian.

Cifre folli e completamente inventate secondo Dunphy, che però non è disposto a rendere nota l’entità della parcella vera. «I soldi vanno direttamente alla ACT, i pazienti non pagano me. Direi che al massimo pagano due o tremila euro» afferma. Il professore ha cominciato a somministrare la terapia in Irlanda dopo l’esperienza avuta con la sorella, malata di sclerosi multipla, che a Rotterdam era stata messa in fondo ad una lunghissima lista d’attesa.

Che prove ha che la terapia funziona? “Non la farei a nessuno se non fossi convinto della sua efficacia», è la risposta del professore. In realtà, le prove – sotto forma di sperimentazioni scientifiche controllate – mancano, ed e proprio questo a non lasciare per il momento intravedere la possibilità che la terapia venga autorizzata.

“E un’area della scienza che è ancora nella sua infanzia», ha detto un portavoce del Ministero della sanità britannico, che pure ha stanziato 100 milioni di sterline per la ricerca sulle cellule staminali. Oltre a quella di Cork e sotto inchiesta anche la clinica di Rotterdam, tra le più gettonate dai pazienti europei. «Le in