La famiglia e il monopolio dell’amore

di Rosma Scuteri Consigliere Generale dell’Associazione Luca Coscioni
Sono un malata di Sla (sclerosi laterale amiotrofica) e sono single. Decisamente controcorrente in questi giorni, in cui si parla tanto troppo, di famiglia. Discorso fastidiosi perchè ripetono continuamente una raltà che conosco: chi non ha una famiglia non ha diritti. Prorpio così. Tutte le volte che esprimo un senso di disagio per la mia condizione, mi sento rispondere: ma tu non hai nessuno? Mi fanno notare che tutto quello che è di più rispetto alla sopravvivenza non lo posso pretendere perchè non ho qualcuno attorno a me. La famiglia, appunto. Soluzione a tutti mali e a tutti i bisogni affettivi e assistenziali. Ma si può essere penalizzati perchè non si ha una famiglia? Né si può costruirne una solo per essere assistiti da vecchi o da malati.

Da anni non ho più alcuna autonomia, è rimasto vivacissimo solo il pensiero.
Ma aumenta ogni giorno il senso di precarietà e la paura di vivere. Si diventa fragili e vulnerabili. Ma orse il desiderio piùintenso è quello di una “coccola”. E’ difficile impostare un pensiero sulla condizione del single, per giunta ammalato. Chi è ammalato sembra avere diritto all’amore solo se ha famiglia. La crudeltà di questa situazione non è mai stata troppo approfondita. Rimane il dolore chiuso, rappreso, della solitudine e dell’abbandono. Sembra che si perdano tutti i diritti fondamentali della persona. Sembra che la sollecitudine, l’attenzione , la delicatezza, la considerazione, l’accettazione delle prorpie debolezze possano venire solo dalla famiglia. Ma perchè certe cose si possono ottenere solo da chi è legato da un vincolo di sangue? Il dabattito di questi giorni non aiuta. Troppo ristretto, si ferma alla necessità di regolare per legge un rapporto d’amore, ma la realtà è più complessa e più ampia, fatta anche di situazioni più difficilmente codificabili.