LA DOPPIA FACCIA SULLA CLONAZIONE (Alto Adige)

<b>9 Gennaio 2003</b> – L'annuncio di una bambina concepita con la tecnica della clonazione ed ora nata, è stato ampiamente commentato ed il fatto, se è realmente accaduto, è stato giudicato quasi ovunque eticamente riprovevole, anzi un «crimine», come ha dichiarato il ministro della sanità Sirchia. In diversi, come il presi- dente americano Bush ed anche il capo dello stato francese Chirac, hanno nuovamente richiesto un divieto universale della clonazione umana riproduttiva. Al riguardo bisogna ricordare che nella tecnica della clonazione, per l'occorrenza di nuovo spiegata, si può distinguere fra la clonazione terapeutica e quella riproduttiva. È riproduttiva quando si procede fino alla nascita del nuovo essere umano, mentre è soltanto terapeutica, quando questi embrioni umani, che poi periscono, vengono utilizzati per la ricerca scientifica, soprattutto per ottenere le cosiddette cellule staminali con le quali sono collegate tante speranze terapeutiche. Qual è la regolamentazione internazionale per queste tecniche della clonazione? A livello nazionale esiste un divieto a suo tempo emanato dal ministro della sanità Rosy Bindi e successivamente sempre prorogato, mentre il disegno di legge approvato lo scorso giugno dalla Camera non è ancora arrivato alla discussione pubblica nel Senato. Il testo vieta ogni «intervento di clonazione mediante trasferimento di nucleo o di scissione precoce dell'embrione o di ectogenesi sia a fini procreativi sia di ricerca», anzi recita: «Chiunque realizza un processo volto ad ottenere un essere umano discendente da un'unica cellula di partenza, eventualmente identico, quanto al patrimonio genetico nucleare, ad un altro essere umano in vita o morto, è punito con la reclusione da dieci a venti anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro. Il medico è punito, altresì, con l'interdizione perpetua dall'esercizio della professione». Ma siamo ancora allo stadio di un progetto di legge, e sembra che l'approvazione definitiva sia abbastanza lontana.

A livello internazionale esiste la dichiarazione universale sul genoma umano e sui diritti umani dell'Unesco, che dice: «Pratiche che sono in contrasto con la dignità dell'uomo quali la clonazione riproduttiva non sono ammesse». Ma tale affermazione non è vincolante, è soltanto un appello agli Stati ed organismi internazionali ad emanare delle disposizioni legislative in tal senso. Al livello europeo esiste ad opera del Consiglio d'Europa la cosiddetta convenzione di Oviedo sui diritti umani e la biomedicina, che è vincolante per gli stati firmatari e che è stata corredata da un protocollo aggiuntivo approvato dall'Assemblea parlamentale del medesimo Consiglio dove si vieta ogni intervento di clonazione riproduttiva, ma non si esclude la possibilità della clonazione terapeutica, per non interferire con la legislazione di Stati come la Gran Bretagna dove la clonazione terapeutica è espressamente permessa. Soltanto il Parlamento Europeo aveva votato la seguente raccomandazione che però non è vincolante: «Il Parlamento europeo… considerando le apprensioni suscitate dall'annuncio di uno scienziato americano in merito alla sua intenzione di procedere alla clonazione di esseri umani, considerando che la clonazione di un essere umano si definisce come la creazione di embrioni umani con lo stesso patrimonio genetico di un altro essere umano vivente o morto in qualsiasi stadio del suo sviluppo a partire dalla fecondazione, senza distinzione possibile per quanto riguarda il metodo seguito; considerando che la clonazione di esseri umani, sia pure in via sperimentale nel contesto di trattamenti di fertilità, diagnosi di pre-impianto, per il trapianto di tessuti o per qualsiasi altro scopo, è antietica, moralmente ripugnante, contraria al rispetto della persona e costituisce una grave violazione dei diritti umani fondamentali, chiede alla comunità scientifica internazionale di imporsi il divieto, nella ricerca sul genoma umano, di clonare essere umani… invita tutti gli Stati membri ad introdurre normative vincolanti che proibiscano qualsiasi ricerca sulla clonazione umana nel loro territorio e prevedano sanzioni penali per ogni violazione».

Si tratta quindi della richiesta di un divieto totale di ogni forma di clonazione, sia di quella terapeutica che di quella riproduttiva, richiesta che è stata di nuovo approvata il 21 novembre scorso in seguito al fallimento di una approvazione simile in seno alle Nazioni Unite. Infatti, ai primi di novembre di questo anno all'assemblea plenaria dell'Onu 29 nazioni, fra le quali gli Stati Uniti, l'Italia e la Spagna, avevano cercato di ottenere un divieto totale di ogni clonazione. Ma sono state proprio la Francia e la Germania che, per tutelare i propri interessi di ricerca, hanno voluto far approvare soltanto un divieto parziale, cioè quello della clonazione riproduttiva e non invece della clonazione terapeutica. Siccome non si è arrivati a un accordo, nella rispettiva commissione tutto è stato differito alla prossima sessione dell'Onu, cioè al 2003.

Ora, invece, tutto potrebbe avvenire troppo tardi, perché ci si potrebbe trovare di fronte al fatto compiuto. Per questo non convince il richiamo del presidente francese che vorrebbe arrivare il più presto possibile al divieto assoluto almeno della clonazione riproduttiva. Perché chi da una parte permette che si facciano degli esperimenti con la tecnica della clonazione stessa, anche se solo a scopo terapeutico, difficilmente riuscirà ad impedire che qualcuno in qualche parte della terra, con una tecnica oramai collaudata, voglia arrivare fino in fondo, cioè fino allo nascita di bambini così concepiti.

<i>di Karl Golser</i>