La denuncia del ginecologo radicale: “Aborti? Molti di più di quelli ufficiali”

Silvio Viale, direzione Associazione Luca Coscioni

“Gli aborti? Molti di più di quelli ufficiali. La Ru486? Otto-nove interruzioni su dieci avvengono senza il rispetto dell’obbligo di tre giorni di ricovero”. In quest’intervista Silvio Viale ginecologo, radicale, il primo a introdurre la Ru486 in Italia, fa il suo bilancio delle interruzioni di gravidanza, un bilancio molto diverso da quello tratteggiato nell’ultima relazione del ministero della Sanità.

Dieci giorni fa era arrivato a Roma con 9 sacchi pieni di RU486 (la pillola che permette l’aborto all’interno della 194) per protestare davanti al ministero della Salute: il ministero infatti richiede un obbligo di tre giorni di ricovero, unico Paese al mondo a prevedere una simile misura, denuncia Viale. L’obbligo non viene rispettato nella stragrande maggioranza dei casi e questo non crea alcun problema alle donne come dimostrano – dice lui – tutte le interruzioni finora praticate. Chiede quindi la cancellazione dell’obbligo e una nuova cultura nel rispetto della donna e della sua libertà di scelta.

E, nel frattempo, il segretario dell’Associazione Luca Coscioni, avvocata Filomena Gallo, e il Presidente nazionale dell’AIED – Associazione Italiana per l’Educazione Demografica, Mario Puiatti, hanno depositato presso la Procura della Repubblica di Roma un esposto-denuncia sulla violazione nel Lazio della legge 194/78 che regolamenta l’interruzione volontaria della gravidanza. Nella regione del Lazio infatti, secondo i dati raccolti dalla LAIGA, in 12 ospedali su 31 non si presta il servizio dell’interruzione di gravidanza, questo anche in considerazione che ben il 91% dei ginecologi sono obiettori di coscienza. L’esposto chiede alla Procura di Roma di verficare l’illegittimità in cui versano le strutture ospedaliere pubbliche indicate, e dunque valutare l’esistenza di ipotesi di reato perseguite dal codice penale.