La clinica di Udine dice no

Mariangela Maturi

Beppino EnglaroLa famiglia ricorre al Tar per staccare il sondino in Lombardia

Milano – Domani saranno passati esattamente diciassette anni dall’incidente che spense Eluana. Ieri dalla clinica «Città di Udine» è arrivato un no che pesa come un macigno: la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione forzata alla donna non può avvenire lì. Ha funzionato il ricatto del ministro Sacconi, che a dicembre ha posto il veto a procedere per tutte le cliniche legate al servizio sanitario nazionale, pena «conseguenze probabilmente immaginabili».

La decisione del consiglio di amministrazione, si legge in una nota, è dovuta al fatto che «41 ministero potrebbe assumere provvedimenti che metterebbero a repentaglio l’operatività della struttura, e quindi il posto di lavoro di più di 300 persone». Ubi maior, a nulla è servito il parere del presidente della Regione Renzo Tondo, disponibile ad accogliere Eluana in Friuli. Nonostante la clinica ormai fosse pronta, la circolare ministeriale è arrivata poche ore prima che un’ambulanza prelevasse Eluana per portarla a Udine. E ora il no definitivo. «Sofferta decisione», confessa la clinica, «assunta con amarezza», e le cui ragioni «sono da ascriversi alla disamina circa il groviglio di norme amministrative». A settembre c’era stato il via libera di Corte d’Appello e Cassazione, e neppure il governo era riuscito a bloccare la sentenza appellandosi alla Corte costituzionale. Poi la minaccia di Sacconi, che in modo subdolo attaccava gli interessi privati delle cliniche, ha rimesso tutto in discussione. Con la sua proverbiale e sofferta pazienza, il padre di Eluana commenta solo: «Rispettiamo la decisione contraria assunta dalla casa di cura Città di Udine dopo l’atto di indirizzo del ministro Sacconi». Il signor Englaro si limita a ringraziare la clinica Nel diciassettesimo anniversario dell’incidente che ha costretto Eluana Englaro in stato vegetativo, a lecco si tengono due manifestazioni contrapposte. Oggi li Centro Aiuto alla Vita e l’associazione Solidarietà giustizia e pace hanno organizzato una fiaccolata che partirà dal lungolago, passerà perla basilica di San Nicolò e si concluderà davanti alla clinica Talamoni, dove è ricoverata Eluana.

Di tutt’altro segno l’altra fiaccolata in programma domani alle 17,30. Si chiama «Libertà per Eluana» ed è stata promossa dall’associazione Luca Coscioni. il ritrovo è in piazza Diaz, dove si svolgerà una «maratona oratoria», arrivo previsto alla clinica Talamone, alle 19,30, dove verranno consegnate 17 rose per Eluana. «per la grande umanità, disponibilità e generosità dimostrata fino al 16 dicembre 2008». Dalla sua parte resta solo quella preziosa sentenza di Cassazione, che inequivocabile lo autorizza a procedere per eseguire le volontà di Eluana. Il punto è dove poterla mettere in pratica. Ciò che si può ancora tentare, spiega la curatrice speciale di Eluana, Franca Alassio, è «insistere sulla via del ricorso al Tar della Lombardia» contro il rifiuto di Roberto Formigoni di indicare una struttura in cui eseguire il decreto nel suo feudo. L’udienza, fissata per il 22 gennaio, potrebbe portare all’esecuzione forzata della sentenza. Severo il commento del neurologo che ha in cura Eluana da anni, il dottor Carlo Alberto Defanti: «Non siamo in uno stato di diritto: questo è evidente. Il ricatto del governo sulla clinica ha funzionato. Ora ci metteremo subito in cerca di un’altra struttura». Nei giorni scorsi era stata avanzata l’ipotesi che Eluana potesse essere trasferita in un hospice dell’Emilia Romagna, date le perplessità espresse dal presidente della Regione Vasco Errani rispetto alla validità della circolare di Sacconi. Ieri, i direttori di dodici hospice emiliani hanno fatto sapere che «sarebbe triste il passaggio identificativo dell’Emilia-Romagna da terra della solidarietà a terra della morte». «Al di là delle decisioni prese dalla clinica di Udine – considera il senatore del Pd Ignazio Marino – va fatta una valutazione generale sul clima che si sta instaurando nel nostro paese. Un clima dove chi governa, in ambito sanitario, sta davvero superando ogni limite». Gli fa eco Marco Cappato, dell’associazione Luca Coscioni: «Se l’Italia fosse uno Stato di diritto, il ministro Sacconi dovrebbe rispondere penalmente del suo ricatto eversivo». Per Maurizio Mori, presidente della Consulta di Bioetica: «C’è un problema di democrazia». L’altra parte, quella che dice di voler «salvare Eluana», gioisce. «La decisione della clinica conferma che nel Servizio sanitario nazionale non possono esistere zone di extraterritorialità», dichiara Eugenia Roccella, sottosegretario al welfare. «La Destra ringrazia la clinica Città di Udine per aver raccolto l’appello a non togliere la vita ad Eluana Englaro», esulta Francesco Storace, cui evidentemente sfugge il concetto di coercizione. Il meglio di sé lo dà Gabriella Carlucci (Pdl): «Purtroppo non credo che la battaglia per salvare Eluana sia definitivamente vinta. Continueremo a vigilare e a lottare affinché non si arrivi alla legittimazione dell’eutanasia e dell’egoistico diritto a morire». Suona meglio, evidentemente, l’egoistico diritto a far vivere anche chi non vuole o non avrebbe voluto farlo così.