La bioetica: una svolta per i malati

ROMA – E’ nella figura dell’amministratore di sostegno come garante del rispetto di quanto richiesto dal malato la particolarità del caso di Modena. Lo sostiene Cinzia Caporale, esperta del Comitato nazionale di bioetica: «Per avere la certezza che non fosse eseguita la tracheotomia, la signora ha usato uno strumento previsto dalla legge, ma finora mai finalizzato all’applicazione delle volontà individuali nelle ultime fasi della vita».
Per la bioeticista si aprono scenari nuovi: «A questo punto si ridurrebbe la necessità di una legge sul testamento biologico che comunque sarebbe più completa. Nel testo approvato due anni fa dal nostro Comitato è prevista la figura di un fiduciario del paziente ma dai poteri più limitati». Se Welby aveva «delegato» la sospensione delle cure ad un medico di cui si fidava in quanto esecutore delle sue volontà, la donna di Modena per essere sicura che i suoi diritti fossero tutelati si è fatta rappresentare dal marito.