Io che sono una donna vi dico: l’aborto fa schifo

Uova, pomodori, sedie, fumogeni. Giuliano Ferrara non si scompone. Si augura, dice, di ottenere dai venti ai venticinque deputati. E spera di capitanare una lobby pro-vita all’interno del Pd. «I vescovi mi hanno lasciato solo, ma è meglio così».

Nessuno considera l’aborto una cosa bella e desiderabile. In gioco, invece, c’è l’autodeterminazione delle donne. Perché vuole colpevolizzarle chiedendo ad esempio il funerale dei feti abortiti?

Contesto l’assunto secondo il quale l’aborto sia tragico per chiunque. La mia impressione è che l’aborto venga accolto da ottusità morale, considerato come il rimedio anticoncezionale più efficace, banalizzato. E’ diventato un idolo, una bandiera di libertà, e lo dimostra la reazione violenta e libertaria nei miei confronti. Pensano che chi critica l’aborto, e non la libertà di scelta delle donne che non metto in discussione, voglia nuovamente sottomettere le donne. Per 30 anni ci siamo distratti sul valore della vita, e non ce l’ho con quei giovanotti che tirano sedie, uova e fumogeni, figli di una cultura alla quale abbiamo tutti contribuito. Se vuole spiego la traiettoria: l’aborto è diventato peccato con la cristianità, e poi reato secondo il diritto. Infine è stato depenalizzato. Ora vorrei sentirmi libero di dire che è peccato. Sei libero di farlo, ma è male. Questa considerazione ha creato un processo di colpevolizzazione e dunque una rivolta aggressiva.

Non bastava il Movimento per la vita per portare avanti queste affermazioni?

Il Movimento per la vita ha molti meriti, ma vive nella clandestinità del lavoro di coscienza. La mia prospettiva è diversa: io rispetto i percorsi delle persone ma voglio affermare un principio, e cioè che l’aborto fa schifo, è miserabile, arcaico. Non voglio che la donna faccia autolesionismo accettando una cultura medicalizzata che la induce ad abortire, sottomessa ad un idolo moderno.

Allora perché non battersi per la prevenzione dell’aborto? Pillola del giorno dopo, anticoncezionali…

Certo. Non sono abolizionista nei confronti degli anticoncezionali ma constato che nei Paesi dove gli anticoncezionali fioriscono gli aborti aumentano, come in Francia e in Inghilterra. Ma facciamo un caso specifico: una immigrata senza un lavoro, con un alloggio malsano, sola nella vita, ha diritto o no a sovvenzioni per portare avanti una gravidanza? Perché la Turco non fa un casino quando vede che il 30% delle abortenti è straniera?

Sì, chiediamocelo. Tuttavia i partiti di destra, così attenti alle prediche papali, non hanno fatto nulla per aiutare le donne in difficoltà, né italiane né straniere. Come la mettiamo?

E’ vero, non hanno fatto nulla. E difatti io li critico moltissimo. Eppure la mia è una battaglia di principio, non soltanto politica. Guardi, dopo questa fiammata di polemiche mi ritroverò con i riformisti, i liberali, gli umanisti e le femministe…

Il welfare non serve a nulla?

Come no, il welfare è decisivo ma deve essere accompagnato da una svolta culturale, la tutela della sacralità della vita umana. Perché raschiamo via con troppa facilità e noncuranza i bambini dal corpo delle donne, mentre biologi e medici guru ci insegnano che le malattie si curano eliminando il malato come nella Corea del Nord. Questa è la modernità di Umberto Veronesi, per il quale dal sesso senza figli si può passare ai figli senza sesso così si previene il problema della bisessualità, dell’omosessualità…Queste sono cose scritte da un capolista al Senato, una vergogna democratica, i pomodori glieli dovrebbero tirare a lui!

Si scaglia contro l’egoismo, contro chi vuole il figlio perfetto, chi considera un peso un figlio con un leggero handicap o una gravidanza che rovina le vacanze alle Maldive. Ma non crede che la cultura della velina, del corpo sodo e della voglia di apparire senza essere nulla sia stata veicolata, in Italia, dalle reti berlusconiane?

La cultura femminile nel dorato mondo berlusconiano è una cosa che mi fa assolutamente schifo. Ma non vorrei vietare i reality show. La mia è una battaglia di giustizia, vorrei creare una cultura di dissuasione, d’amore e di severità nei confronti di una donna che dice: voglio abortire per partecipare ad un reality show. Io comunque non disprezzo le donne che abortiscono. Io condanno il fatto di abortire. E poi come potrei giudicare o condannare delle persone?

Beh, l’ha fatto. Ad esempio, sul caso del ginecologo di Genova, affiggendo manifesti con scritto "Bimbo ucciso per un reality show". In questo modo la donna e il medico diventano assassini.

Non c’è un principio di imputabilità personale. Il medico crede in un idolo, e sono gli idoli ad uccidere.

Ma il medico opera nel quadro della 194, legge dello Stato.

Non è vero, la 194 viene regolarmente tradita. Se avrò il tempo e i soldi vorrei creare un comitato legale per accertare le motivazioni di chi abortisce. L’aborto è un fenomeno sociale di cui sappiamo tutto tranne le cause per non violare la privacy. Ma stiamo scherzando?

Cambierebbe la 194?

No. Farei di tutto per applicarla in tutte le sue parti.

Vuole il funerale dei feti abortiti?

Non so se avrei la solidarietà della Chiesa. Io laicamente dico che mi mette di malumore il fatto che un bambino abortito venga chiuso in un sacchetto di plastica con la dicitura "rifiuto speciale".

Si può dire che quello non è un bambino finché la donna non decide di farlo nascere?

Questa è la cosa peggiore di tutte. Anche un bambino di 9 mesi muore se non viene nutrito, coccolato, accarezzato. Tutti viviamo in una placenta che è la società. L’idea che un bambino esiste solo se lo accogli è il simbolo idolatrico del relativismo e del soggettivismo assoluti.

Perché le donne dovrebbero sentirsi dire queste cose da un uomo?

Io sono una donna! Mi sento una donna, ho le mammelle grosse e i testicoli piccoli. Figurarsi se ce l’ho con le donne, le adoro.

Qual è la responsabilità degli uomini?

E’ totale. L’aborto è la soluzione delle soluzioni, il grande strumento della libertà sessuale come è intesa dai maschi: si scopa tranquilli tanto c’è l’aborto.

Il New York Times dice che lei è «l’ateo che vuole fare diventare l’Italia religiosa». E’ così?

Beh, c’è un’istanza religiosa nella mia battaglia, in senso antropologico. Non chiedo alla gente di credere in dio, ma chiedo che si raccordi spiritualmente e filosoficamente alla realtà e ad una verità che supera la possibilità di ciascuno di dare qualunque tipo di interpetazione. Di certo, senza saperlo e senza volerlo ho rilevato con questa mia iniziativa qualcosa di guasto. Su questo non c’è dubbio, mi sono state opposte delle ragioni idolatriche disperate. Per esempio non vorrei che mi si dicesse che sono intellettualmente disonesto, la lettera al segretario generale dell’Onu sulla moratoria sull’aborto, (in cui si chiede di aggiungere all’art 3 della Convenzione la salvaguardia della vita dal concepimento alla morte naturale, ndr ) è un appello chiaro al quale hanno aderito grandi personalità europee. Quella denuncia è venuta da Amartya Sen, nel ’91…

…se si riferisce ai feti femminili abortiti in India è chiaro che siamo su un altro piano, quello dell’aborto selettivo.

No, no, no! La gente si emoziona per i monaci del Tibet, e anch’io. Ma la gente se ne frega della strage delle bambine perché ricorda loro qualcosa.

Si commuove anche per le vittime in Iraq?

L’ho spiegato mille volte, sono per le guerre che portano la costituzione in Paesi dove i dittatori gassavano la gente.

Sono morte centinaia di migliaia di persone. E’ ininfluente?

Il costo delle guerre è sempre una cosa dolorosa per tutti, ma sono contro i terroristi. Mi dispiace per i soldati morti in Afghanistan, ma voglio la democrazia costituzionale ovunque possibile.

Lei si augura di ottenere almeno 25 parlamentari. Non è che con il suo partito avrà un effetto boomerang, cioè la ghettizzazione della questione aborto?

Non so cosa rispondere, questa critica mi lascia interdetto.

Se non riuscisse a passare alla Camera?

Continuerò con questa battaglia culturale che ha già suscitato cose belle e interessanti, come la lettura di Madri Selvagge di Paola Tavella e Alessandra Di Pietro. Vedrà che dopo le elezioni all’interno del Pd si parlerà soltanto di Ru486, vedrà che lotte…quasi quasi mi iscrivo, faccio una lobby per cercare i finanziamenti per una lista pro-vita alle primarie che guadagni il 30%…

La Chiesa, Berlusconi, l’Osservatore romano, Famiglia Cristiana, l’Avvenire hanno criticato la sua volontà di fare un partito anti-abortista. Non si aspettava più solidarietà dal mondo cattolico?

No. Se avessi avuto i vescovi al mio fianco adesso sarei il bardo clericale, e invece forse è andata meglio così.