Intervista a Michele De Luca: “Anni di lotte contro i burocrati”

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MICHELE DE LUCA Università di Modena e Reggio Emilia

De Luca, pioniere degli studi sulla pelle, dirige a Modena il centro «Stefano Ferrari» di Medicina rigenerativa Alessandro Malpelo

«LA SCOPERTA ha fornito la prima prova diretta dell’esistenza di riserve di cellule staminali che prima non erano conosciute a fondo, e che permettono alla pelle di rinnovarsi continuamente». Così Michele De Luca, lo studioso che con il suo team ha restituito il sorriso a un bambino farfalla’. Solo la testa, le mani e i piedi erano risparmiati dalle piaghe.

Professore, a quale traguardo siete arrivati?

«Abbiamo corretto un caso unico nel suo genere, l’80% della superficie corporea di un bambino colpito dalla epidermolisi bollosa è stato rigenerato e trapiantato».

Staminali, terapia genica: come si è arrivati alle prime applicazioni riuscite?

«I passi avanti sono venuti superando enormi ostacoli. Il primo successo contro una malattia genetica della pelle l’abbiamo ottenuto nel 2006 quando la ricerca fu pubblicata sulla rivista Nature Medicine».

Poi sono venuti anni di silenzio e di duro lavoro.

«Le nuove regole europee sulle terapie avanzate avevano imposto restrizioni e vincoli sempre più severi, di fronte ai quali è stato necessario prepararsi».

Ma il successo della cute rigenerata Made in Italy, oltre a rivoluzionare il trapianto di cute, che effetto sortirà?

«Ci indica la strada per andare avanti con la terapia genica nelle malattie della pelle. La normativa europea identificava queste cellule come farmaci e richiedeva di superare standard industriali».

E cosi avete dato vita a Holostem, spin off con Chiesi Farmaceutici. La scoperta di questi giorni cosa rappresenta?

«La conferma che ancora ci mancava, dopo 30 anni di ricerche, per poi passare alla sperimentazione clinica. Da questa esperienza diventa possibile stabilire dei criteri generali che devono essere considerati nella terapia genica».

Centinaia di malati aspettano questo tipo di toccasana.

«Le restrizioni sono le stesse che hanno permesso di arginare una vicenda come quella di Stamina. E dopo una parentesi di 11 anni, il trapianto per uso compassionevole apre la strada ai test clinici».

Si parla di fuga dei cervelli. C’è il rischio di perdere i ricercatori che hanno realizzato questo prodigio?

«Direi al contrario, che esiste un fattore di attrazione. I risultati ottenuti costituiscono un richiamo. Abbiamo davanti nuove sperimentazioni, e una collaborazione con la clinica dermatologica di Salisburgo che potranno incoraggiare nuovi studi».

Dal dicastero dell’Istruzione si complimentano con voi.

«Il ministro Valeria Fedeli ci ha creduto, ha messo a disposizione risorse importantissime per la ricerca di base, e i risultati si vedono. Siamo arrivati fin qui grazie al sostegno ricevuto».