Intervista a Marco Cattaneo – “Ma non ha ancora l’elemento principale: il cervello”

Repubblica
Alessandra Baduel

«Manca ancora l’elemento fondamentale, il cervello, per elaborare i messaggi dell’ambiente. Ma gli studi nei campi dell’intelligenza artificiale e della robotica si stanno moltiplicando: presto dalla fantascienza bisognerà copiare anche le tre leggi dei robot concepite da Isaac Asimov. La prima stabiliva che un robot non può mai danneggiare un uomo». Il direttore di Le Scienze Marco Cattaneo ha ben presenti gli esperimenti ai quali allude. «Con Rex — spiega — mi sembra di essere davanti a un pronipote degli automi settecenteschi». Un sogno che si perfeziona o qualcosa di realmente utile? «Mi fa venire in mente Jacques de Vaucanson, creatore di due fra i più begli automi di allora: il suonatore di flauto, con labbra e lingua mobili, e l’anatra digeritrice. All’epoca Cartesio concepiva i viventi come macchine biologiche. Oggi sappiamo che l’essere umano è molto più complesso.

E sappiamo che una mano robotica è in grado di avere una sensibilità non solo meccanica, però è collegata a un cervello umano. Ma, oltre all’uso industriale — ormai vecchio di mezzo secolo — ci sono nuovi sviluppi che promettono grandi opportunità: davanti a un incendio, sarebbe bello poter usare i robot invece dei pompieri. E ci sono ampie ricerche sugli usi militari, mentre i giapponesi stanno pensando di realizzare robot-badanti per aiutare la popolazione anziana». Quanto alla possibilità di andare oltre i limiti dell’umano? «C’è un problema etico enorme. Il grande pubblico ne sa poco, ma fra gli addetti ai lavori se ne discute da tempo. Esiste un termine, roboetica l’ha concepito l’ingegnere Gianmarco Veruggio nel 2002. È almeno da allora che gli scienziati si interrogano sui rischi di nuovi Frankenstein ben più efficienti di lui».