Intervista a C.Ricordi:”Il bavaglio sulla staminali porta l’Italia fuori dal futuro”

di E.Perugini
“Non utilizzare gli embrioni in sovrannumero per fare ricerca e un crimine vero e proprio. Come sarebbe un crimine non usare per un trapianto il cuore di un uomo che si è suicidato”. Intervista a Carlo Ricor di, da 20 anni fuori dall Italia, direttore del Diabetea Research Institute’ della Miami University

Camillo Ricordi mette subito le carte in tavola e spiega senza mezzi termini come vede il problema della ricerca sulle cellule staminali embrionali. La metafora del «cuore del suicida» l’ha usata davanti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite quando, due anni fa, è intervenuto per opporsi all’ipotesi di bando mondiale della donazione terapeutica. Del resto, Ricordi è uno scienziato che può ben permettersi di parlare liberamente. Sulle staminali embrionali non solo lavora direttamente e da anni, ma permette di lavorarci a tutta una serie di ricercatori di tutto il mondo, tra cui quelli dell’Ismett di Palermo e del San Raffaele di Milano. Il ricercatore milanese, da più di venti anni negli Stati Uniti, è considerato uno dei massimi esperti mondiali di diabete. È infatti grazie al suo pionieristico lavoro (portato a termine anche grazie a ricerche sulle cellule staminali embrionali) che oggi i pazienti affetti da diabete in tutto il mondo hanno qualche speranza in più.

Come ricercatore alla «Pittsburg University» prima e ora come direttore del «Diabetes Research Institute della Miami University», Ricordi ha infatti messo a punto una tecnica che permette di trapiantare in un paziente solo le cellule pancreatiche necessarie per la produzione dell’insulina. Fino ad arrivare a perfezionare a tal punto la sua tecnica che una paziente italiana, lo scorso anno, è guarita dalla malattia. «Riguardo a quell’occasione devo fare una precisazione su un episodio che riguarda il Parlamento italiano». Faccia pure… «Il nostro intervento è stato usato in Italia in alcune interrogazioni parlamentari per sostenere la tesi che le cellule staminali adulte sono più utili alla ricerca di quelle embrionali. Mi sembra una strumentalizzazione fuori luogo e anche inesatta, che non ho mai avuto occasione di denunciare. Le cellule staminali embrionali infatti sono assolutamente indispensabili per la ricerca e, allo stato attuale della ricerca, nessuno puo dire quale sia la strada migliore da percorrere».

Eppure ad un annodi distanza dal referendum italiano, la questione continua a dividere e la ricerca a soffrire… «E non e solo l’Italia a soffrire dell’ostilità nei confronti di questo tipo di ricerca. Anche qui negli Stati Uniti gli ostacoli sono tanti e le autorità federali non finanziano progetti di ricerca di questo tipo. E anche molti Stati, come per esempio la Florida guidata dal fratello del presidente Bush, cercano di ostacolare la ricerca. L’unico supporto che abbiamo viene dai donatori privati e dalle associazione dei malati. Il motivo è sempre lo stesso. Si dice che si vuole impedire la ricerca sugli embrioni perchè si vuole salvare una vita. Ma e solo una posizione di principio, perchè, per esempio, nel caso degli embrioni in sovrannumero si tratta di cellule destinate a non nascere mai. Invece credo che abbiamo il dovere di usare tutto quello che abbiamo a nostra disposizione per tentare di curare le persone che soffrono.

E poi tutti questi divieti, non servono a molto perchè comunque le cose vanno avanti. E quel che è peggio è che vanno avanti senza i giusti controlli che in un settore tanto delicato dovrebbero essere garantiti a tutti, ricercatori e pazienti». A che cosa si riferisce? «Penso a centri privati che creano false illusioni ai pazienti che stanno sorgendo un po’ in tutto il inondo ma, soprattutto, al rischio che si creino delle situazioni di vantaggio economico che finiscono per favorire le speculazioni economiche invece della ricerca». Che tipo di speculazioni? «Per esempio negli Stati Uniti, dopo la decisone di Bush di congelare a 64 il numero delle linee di cellule staminali su cui si poteva lavorare, si è rischiato che queste cellule finissero tutte nelle mani di una multinazionale biotecnologica che in borsa ha fatto dei guadagni pazzeschi. E a farne le spese sono ricercatori, come quelli italiani, che non hanno accesso a questo tipo di materiale cellulare se non pagandolo profumatamente a chi invece ce l’ha o ipotecando i proventi delle loro eventuali scoperte». Quanto vale secondo lei il settore delle staminali? «Il potenziale di sviluppo economico derivante dai brevetti che vengono registrati in questo settore è incredibile e vale sicuramente diversi miliardi di dollari. Secondo alcune stime elaborate da (Jary Weber, un analista del settore biotecnologico della compagnia di investimenti di New York, Taglich Brothers, “il mercato potenziale dei trattamenti medici prodotti dalla ricerca sulle cellule staminali vale tra i 10 e i 50 miliardi di dollari”. Ma io credo possano essere anche di più. I venti milioni di malati di diabete che vivono negli Stati Uniti, ogni anno costano 120 miliardi di dollari. Investire in questo settore credo sia assolutamente strategico e chi non lo fa rischia di rimane indietro». «Allo stato attuale della ricerca nessuno può dire quale sia la strada migliore da percorrere» «I problemi non sono solo in Italia, anche negli Usa le autorità federali i non finanziano alcuni progetti»