“Il rifiuto delle terapie sancito dalla Costituzione”

Un uomo consapevole, sereno nell`accettare la morte che aveva chiesto con convinzione. Tanto da guardare sino a pochi istanti prima della fine un programma tv di giochi a premi. Un uomo di lotta, deciso a far sì che il suo dolore «fosse utile agli altri malati perché venissero riconosciuti i loro diritti». Che entrò in politica «per dare un senso alla propria sofferenza altrimenti sorda e senza speranza». Parla quasi più di Piergiorgio Welby che dell`imputato, il medico Mario Riccio, la motivazione della sentenza del gup Zaira Secchi, con la quale spiega perché a luglio assolse l`anestesista che dopo aver sedato Welby gli staccò il respiratore automatico. «Non fu omicidio del consenziente perché Welby era lucido, consapevole, informato e le sue volontà legittime. Il medico agi seguendo il diritto del malato a sottrarsi ad un trattamento sanitario non voluto. Diritto sancito dalla Costituzione. E parlare di eutanasia in questo caso è fuorviante». Ma nonostante questo, le sue parole hanno provocato immediate reazioni sia nei palazzi della politica che nella Chiesa. Basti citare, fra tante, la voce del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei: «La vita è un bene indisponibile e va sempre custodita e difesa dall`eutanasia o da attacchi surrettizi». Pagine importanti quelle del gup Zaira Secchi in cui illustra il motivo per cui prosciolse il medico: «Agì in presenza del diritto dellavittima asottrarsi aduntrattamento non voluto, sancito dalla Costituzione. Diritto rispetto al quale sul medico incombe il dovere giuridico di consentirne l`esercizio». Insomma, Riccio era tenuto a rispettare la volontà di Welby, dopo aververificato chela sua richiesta aveva tutti i requisiti di validità: era personale, autentica, informata, reale e attuale. E sono numerose nella sentenza le parole di rispetto profondo per Welby, l`uomo «imprigionato» dalla sclerosi che lo immobilizzava consentendogli alla fine solo di muovere gli occhi. «Un uomo consapevole e lucido al punto di decidere in autonomia di rivolgersi alla politica per dare un senso alla propria sofferenza altrimenti sorda e senza speranza». Un lottatore che sperava che la sua sofferenza «potesse almeno servireper stimolare adare soluzioni più rispettose dei diritti dei malati, e potesse recare sollievo a chi si fosse trovato nelle sue stesse condizioni», sottolinea il magistrato. Ecco: le sue condizioni. Il giudice nella sentenza sottolinea che il rifiuto della terapia salvavita deve essere chiaramente espresso, attuale, non basta averlo detto in precedenza. Pertanto non potranno esercitare il rifiuto al trattamento sanitario né il legale rappresentante di un minore né i familiari dell`interessato. Parole che potrebbero essere applicate anche al caso di Eluana Englaro, in coma da anni, il cui padre chiede da tempo di sospendere l`alimentazione forzata. Nelle pagine della sentenza corre il filo della battaglia di Welby che chiedeva di smettere con le cure inutili, tra rifiuti dei tribunali, nodi magistrati e polemiche politiche. Fino all`incontro col dottor Riccio. Passano i giorni, gli incontri si ripetono tra medico e paziente nella casa che da anni è tutto il suo mondo con la moglie Mina che gli è sempre accanto. Incontri per accertare la convinzioni, la lucidità delle scelte del leader dell`associazione Coscioni. Dell`uomo che diceva: «Io amo la vita ma questa non lo è più». Sereno nonostante tutto. Ed è proprio questo che stupisce lo stesso magistrato. «Ciò che sorprende è come l`eccezionalità dell`esperienza della morte sia stata vissuta da Welby in concreto con modalità di assoluta quotidianità e semplicità, come un momento apparentemente uguale a tanti altri». Il paziente visse con assoluta semplicità i suoi ultimi momenti, come fossero uguali a tanfi altri La sua volontà era espressa chiaramente Per questo è stato prosciolto il medico che gli stava vicino Ha messo al servizio degli altri la sua sofferenza perché si trovassero soluzioni per quelli come lui