Il Parlamento deve votare sui fondi UE per la ricerca

Rocco Bottiglione lancia un duplice appello sulla questione del ritiro della firma dalla dichiarazione etica, che impediva il finanziamento europeo della distruzione di embrioni umani a scopo di ricerca, nell’ambito del settimo programma quadro.

Il presidente dell’Udc, in base alla legge n.11 del 4 febbraio 2005, che regola la partecipazione dell’Italia alle istituzioni europee, chiede che «il presidente del Senato, Franco Marini, e la presidente della Commissione Istruzione, Vittoria Franco, rapidamente mettano in grado i senatori di esercitare il giudizio su questa vicenda».

Il secondo appello del senatore dello scudocrociato è rivolto «a tutti i parlamentari che credono nel valore della vita, questa volta sono in gioco valori non negoziabili, non si tratta di questioni procedurali, votino dunque secondo coscienza, senza subire la prepotenza di indicazioni di coalizione o di partito».

Venerdì 23 giugno l’ex ministro per le Politiche comunitarie ha inviato una lettera al premier Romano Prodi, chiedendo la trasmissione degli atti relativi al programma quadro per la ricerca europea, che contiene il via libera alla ricerca su embrioni, e un’immediata presenza in Parlamento del governo affinché le Camere potessero esprimere in tempo utile una votazione su un atto di indirizzo in vista del prossimo Consiglio europeo sulla competitività. L’ufficio stampa della Presidenza del Consiglio ha risposto, a nome del ministro perle Politiche europee, Emma Bonino, che la trasmissione era già avvenuta il 16.

Ma ieri Buttiglione è tornato a contattare la presidente della commissione, Franco, la qual ha detto, riferisce il presidente udc, che gli atti sono stati trasmessi dal governo solo il 23 giugno ai Presidenti delle Camere, ed ancora non sono arrivati in commissione».

Allora che fare?

Attendiamo con ansia la convocazione della commissione o dell’aula, per discutere di questo tema e che il ministro competente venga a rendere conto di quello che ha intenzione di fare perché in termini di legge, il Parlamento ha un diritto-dovere di controllo e di indirizzo. Cioè Questo significa che in quella sede si può votare, e il governo è tenuto ad agire secondo l’indirizzo ricevuto dal Parlamento. Questa è una materia troppo importante per affidarla all’arbitrio di un solo ministro, o a quello del governo. Noi siamo una Repubblica nella quale la sovranità del popolo è esercitata nel Parlamento.

Ma la commissione è già convocata, perché l’audizione di Mussi e Turco continuerà in un’altra seduta.

E no! E lì il trucco, quella è una audizione nella quale non si può votare.
Il sindacato parlamentare si esercita in una riunione ordinaria di commissione nella quale si può non solo parlare, ma anche vota re un indirizzo vincolante.

Dunque il punto importante è convocare il Parlamento…

E bisogna farlo subito, perché da quando Mussi ha ritirato la firma alla minoranza di blocco è passato molto tempo, e più tempo passa, più c’e il rischio di trovarsi di fronte ad un fatto compiuto. Già è stata censurabile la decisione di Mussi di ritirare la firma senza aver chiesto il parere del Parlamento. Adesso si sta cincischiando sui tempi per impedirci di dare un giudizio prima che ci sia il fatto compiuto. Questo non è ammissibile.

Ma la decisione non dovrebbe essere il 24 di luglio? Gli atti dovrebbero indicare la presumibile data, ma io non li ho visti. Eppure il governo è obbligato alla trasmissione immediata, contestuale al loro ricevimento.

In ogni caso il tempo passa, si avvicina la data di possibili decisioni, cresce la probabilità che altri Paesi. dando per perduti~la battaglia in difesa della vita, cedano, così che se anche l’Italia, decidesse di torname a far parte della minoranza di blocco, la troverebbe sfaldata.

Mussi dice che la Moratti si comportò allo stesso modo…

Credo che quando l’allora ministro firmò la dichiarazione etica, non esisteva ancora il regolamento applicativo della legge 11.
La Moratti consultò il comitato di Bioetica, ma in ogni modo se ha sbagliato, non vedo perchè si debba ripetere l’errore.

Inoltre non nascondiamoci dietro un dito: quando la Moratti prese quella decisione, c’era un’ampia maggioranza in Parlamento conforme a quella linea, sulla posizione di Mussi non c’è un’ampia maggioranza. Quindi la verifica parlamentare è assolutamente indispensabile.

Diceva che ora non è più in gioco una questione procedurale…

Quando si è cercato di mettere subito all’ordine del giorno 1l tema al Senato, qualche settimana fa, si è perso per ragioni procedurali, molti senatori della Margherita ritenevano allora inopportuno accelerare i tempi, perché contavano di avere spazio per un’opera di persuasione nella maggioranza. Adesso, però, tempi non ce ne sono: o l’azione di persuasione ottiene subito risultati, oppure bisogna andare al controllo parlamentare.