Il giorno prima della quote rosa

Il Fatto Quotidiano
Furio Colombo

CARO COLOMBO, ci siamo tutti riuniti intorno al falò dell’allarme Parlamento: non ha il coraggio di fare spazio alle donne. Ma tutto intorno si vedono, nella notte italiana che non finisce, i fuochi di altri accampamenti in cui alle donne è vietato tutto, persino le cure mediche in emergenza.

Rita

LA LETTERA si riferisce al caso, grave e barbaro, di Valentina Magnanti, e allo sbarramento di medici “obiettori di coscienza” (si chiama assicurazione sulla carriera) e di predicatori armati di Vangelo (“armati”è la parola giusta) ammessi al capezzale della giovane donna senza suo desiderio o permesso, che hanno tentato di impedirle un aborto che non si poteva né impedire né rinviare, nel labirinto di leggi violate, di leggi pensate apposta, con crudele meticolosità, in modo da mantenere il controllo completo sul corpo delle donne, presumibilmente in nome di Dio. Come vedete in un Italia come questa, condannata per ragioni come questa, dall’Europa e dall’Onu, lo spettacolo della sconfitta di un emendamento salva donne nella legge elettorale, è cosafutile oltre che impossibile.

Futile, perché tutti gli altri diritti che vengono prima del diritto di essere elette, sono impediti alle donne, nonostante continue ipocrite dichiarazioni. Impossibile perché quello del deputato è un buon lavoro egli interessati non vedono perché dovrebbero moltiplicare la concorrenza. Ma se c’è un punto su cui ciò che resta di un’Italia normale, morale e civile su cui dovrebbe concentrare attivismo ed energie, è la salvaguardia dei diritti della donna su se stessa. Lo hanno fatto i Radicali, lo fa l’associazione Luca Coscioni di cui mi vanto di far parte. Nessun altro. La storia è questa. Valentina Magnanti, 28 anni, ha dovuto abortire al quinto mese perché la sua bambina è stata scoperta portatrice di gravissima e irreversibile malattia genetica. Valentina, sapendo di essere portatrice di questo trasmissibile e incurabile danno, avrebbe potuto – in ogni altro Paese – ricorrere alla procedura e ai controlli della procreazione assistita. In Italia no. La legge 40glielo vieta perché può avere figli in modo naturale (e non importa quanto pericoloso) e perché è vietato, nel protocollo della legge 40, l’esame degli embrioni. E una legge barbara di stampo fondamentalista in cui Stato e religione si associano nel divieto come in una Sharìa cattolica. L’ospedale è il Pertini di Roma.

E accade che, a protezione della loro carriera, tutti i medici di ginecologia di quell’Ospedale, in preda a una vampata di fede, si dichiarino “obiettori di coscienza”, e cristianamente abbandonino la giovane donna, che non può non partorire, al suo destino. Hanno però libero accesso, come in un film esageratamente anti-religioso e crudele, predicatori e predicatrici muniti di Vangeli che non capiscono neppure il loro comportamento stupido e crudele. La donna partorisce il feto morto nel bagno, senza che nessuno, tranne il marito, le dia un aiuto. La religione è stata spesso delittuosa nei secoli. ll caso di Valentina – isolata da finti credenti mentre ha un bisogno disperato di aiuto – merita di essere ricordato come una infamia italiana che nessuno, tranne i Radicali, cerca di cancellare. La sua storia diminuisce di molto la portata, pur squallida, della vicenda in Parlamento.