Il divieto di aborto in Nicaragua costringe le vittime di stupri e incesti a partorire

Traduzione dell’articolo di Caroline Davies apparso sul Guardian il 27 luglio 2009.

 Amnesty riporta  dettagli sugli effetti scioccanti del codice penale del paese che criminalizza  gli aborti in tutti i casi

 

 Il divieto assoluto di aborto in Nicaragua, anche quando la vita della donna è a rischio, sta costringendo le vittime di incesto e stupro a partorire, contribuendo ad un aumento della mortalità materna, secondo quando riferito da Amnesty International.

 
Delegati dell’associazione per i diritti umani, che hanno recentemente visitato il paese prevalentemente cattolico, sostengono che  le ragazze, sottoposte a violenza sessuale da familiari o amici, sono costrette a  partorire anche quando portano in grembo  i propri fratelli e sorelle.
 
Il report sostiene anche che la legge ha causato un aumento di suicidi tramite l’assunzione di veleno di adolescenti incinte.
 
Cifre ufficiali indicano 33 tra ragazze e donne in gravidanza sono morte lo scorso anno, rispetto alle 20 dell’anno precedente. Ma si teme che il numero sia più alto, in quanto il governo stesso ha riconosciuto episodi di decessi materni non registrati.
 
L’aborto è stato una questione chiave per le elezioni presidenziali del 2006, vinte dall’ ex leader sandinista Daniel Ortega. L’ex rivoluzionario, che una volta sostenne il diritto all’aborto, ha mobilitato alle spalle i suoi sostenitori per una campagna per il divieto delle interruzioni di gravidanza, che è divenuto legge appena prima che lui entrasse in carica.
 
Precedentemente a questa, l’aborto “terapeutico” era ammesso in determinate circostanze in cui la continuazione della gravidanza costituiva un pericolo di vita.
 
Il nuovo codice penale, introdotto nel luglio dello scorso anno, ha sancito la criminalizzazione dell’aborto, indipendentemente dalla circostanza, con pene detentive per le donne che subiscono aborti, e per il personale medico che le aiuta.
 
Esso ha anche introdotto sanzioni penali per i medici e gli infermieri che sottopongono a trattamento medico una donna o una ragazza incinta per la cura di malattie come il cancro, la malaria, l’HIV / AIDS o  in situazioni di emergenza cardiaca, se tale trattamento potrebbe provocare lesioni o portare alla morte del feto o embrione.
 
"C’è un solo modo per descrivere quello che abbiamo visto in Nicaragua – puro orrore", così Kate Gilmore, vicesegretaria generale di Amnesty International, in una conferenza stampa a Città del Messico.  "I bambini sono costretti a sopportare in grembo i bambini. Alle donne incinte sono negate i trattamenti medici essenziali per la vita".
 
Ha poi aggiunto: "Che cosa sta offrendo di alternativo questo governo ad una bambina di 10 anni rimasta incita a seguito di uno stupro? E  ad una malata di cancro, cui è negato un trattamento salva-vita solo perché  incinta, mentre altri bambini la aspettano a casa?"

Amnesty International ha dichiarato che la legge si spinge nel punire le donne e le ragazze che hanno subito un aborto spontaneo, perché in molti casi è impossibile distinguere tra aborti spontanei e aborti indotti.

 
L’associazione sta chiedendo l’immediata abrogazione del codice penale, e una garanzia di sicuri e accessibili servizi  per l’aborto per le vittime di stupro le cui vite o la salute potrebbero essere a rischio dalla continuazione della gravidanza. Si vuole anche la protezione per coloro che protestano contro la legge, e "globale" sostegno alle donne e le ragazze colpite da essa.
 
La relazione, “Il divieto assoluto di aborto in Nicaragua: la vita e la salute delle donne in pericolo, medici professionisti criminalizzati” sostiene che la legge è in conflitto con le norme e i protocolli sull’ostetricia rilasciati dal Ministero della Salute, che prescrivono aborti terapeutici in casi specifici.

La chiesa è stata percepita come un potente motore per il divieto in un paese dove l’85% della popolazione è cattolica. Solo il 3% dei paesi del mondo, tra cui El Salvador e Cile, hanno un tale divieto assoluto in vigore.