Il cervello di Eluana non riposa in pace

Andrea Scaglia

Eluana Englaro«L’encefalo, l’encefalo di Eluana». Ne parli e avverti questa sorta d’imbarazzo, di pudore. E t’accorgi di usare il termine scientifico – «l’encefalo», appunto – quasi a nasconderci dietro il timore di risultare morboso, addirittura macabro. Anche se non è certo una novità, d’altronde le conoscenze che abbiamo del cervello e dei suoi funzionamenti – e anche le cure per quelle malattie che lo attaccano – derivano in gran parte dagli studi diretti. Effettuati in occasione di episodi eccezionali. Come quello di una povera ragazza che, dopo un maledetto incidente quando aveva nemmeno 22 anni, rimane per altri 17 in stato di coma vegetativo. Per poi essere accompagnata alla morte. "Liberata", secondo alcuni. "Uccisa", per altri. E dunque, il cervello di Eluana Englaro viene studiato.

Lo stanno studiando. Era previsto anche nel famoso protocollo, quello che di fatto ne regolava la morte – e anche questa, al di là delle convinzioni sul giusto e sbagliato, anche questa che espressione terribile, "regolare la morte". Nel documento, al punto 5 della sezione operativa, relativo alle "procedure di polizia mortuaria", si legge infatti che la salma sarebbe stata trasferita per l’autopsia all’ospedale universitario di Udine, cosa avvenuta lo scorso 11 febbraio. E poi "sarà anche eseguito il prelievo dell`encefalo in toto e il fissaggio del suddetto organo, affinché possa essere successivamente esaminato da un esperto neuropatologo".

Fra Milano e Padova
E così è successo. Dopo l’esame autoptico – che, sia detto subito, ha stabilito la corrispondenza fra le disposizione del famoso protocollo e il decesso, e anche le analisi tossicologiche hanno escluso l’utilizzo di sostanze atte ad accelerarlo – dopo l’esame, dicevamo, il cervello di Eluana è stato asportato. E messo a disposizione di un’équipe di scienziati. Restando comunque sotto la "tutela" della Procura di Udine. Il 20 maggio scorso, il medico legale Carlo Moreschi, incaricato proprio dalla Procura dì effettuare l’autopsia sul corpo della ragazza, ha depositato la perizia. Lo stesso procuratore ha poi nominato i due specialisti per l’esame dell’encefalo. Si tratta del professor Raffaele Di Caro, direttore del dipartimento di anatomia e fisiologia dell’Università di Padova, facoltà di medicina e chirurgia. E del professor Fabrizio Tagliavini, neuropatologo dell’Istituto Besta di Milano. Due scienziati seri e stimati, tra le altre cose Tagliavìni è da tempo impegnato nella battaglia contro l’Alzheimer, nel marzo scorso ha depositato uno studio sulla mutazione di un particolare gene che si eredita da genitori sani provocando però la malattia. In ogni caso, il termine per la consegna della relazione finale scadeva qualche giorno fa, il 20 di agosto. Ma è stata chiesta alla Procura come detto, il cervello di Eluana è ancora sotto responsabilità dei magistrati – una proroga di due mesi. Per approfondire analisi ed esami. Parte dei campioni di materia cerebrale necessari allo studio si trova dunque a Padova, al dipartimento universitario di anatomia. Parte a Milano, al Besta. Successe così anche con Terry Schiavo, la donna americana cui toccò un destino molto simile a quello di Eluana, solo quattro anni prima. E proprio il professor Tagliavini, che si trova all`estero, ci spiega per telefono che «sì, stiamo conducendo uno studio anatomico di tipo neuropatologico. Essendo interessati a un livello ulteriore di approfondimento, dopo la scadenza del termine abbiamo chiesto una proroga al procuratore. Che ce l`ha concessa, facendo saggiamente combaciare le esigenze giuridiche con quelle scientifiche». E parla giustamente in termini tecnici, il professore: «Si tratta di esami istologici, immunoistochimici, ultrastrutturali». Con l’obiettivo, e qui è già più comprensibile, di «cercare di comprendere la relazione fra il tipo di lesioni, la loro localizzazione e le conseguenze». Poi, una volta terminati i rilievi, la questione tornerà in mano alla Procura di Udine. Sui risultati della ricerca, allo stato attuale il professore non può e non vuole parlare, «è assolutamente prematuro». E comunque, se si riveleranno scientificamente rilevanti, «ci vorrà poi il consenso della famiglia per eventualmente pubblicarli sulle riviste scientifiche più autorevoli».

La scelta di Beppino
E dunque, la scelta sarà di Beppino Englaro, il papà di Eluana. Oggi impegnato al fianco di Ignazio Marino, candidato alla segreteria del Pd che fa della laicità il punto centrale del suo programma. Ma non è detto che lo dia, quel consenso. Ne parli con lui e lo senti ancora scosso, appena viene fatto il nome di Eluana. «Questa scelta, la scelta di far studiare il suo cervello, è proprio perché possa eventualmente aiutare la scienza a evitare calvari come il suo» ci dice. «Ma semi verrà chiesto di pubblicare i risultati, prima vorrò vederci chiaro. Valutare bene la situazione. E non perché dubiti dei professori che stanno conducendo lo studio, no di certo, loro sono professionisti al massimo livello. Ma non ho più intenzione di entrare in un altro meccanismo infernale come quello che ha accompagnato la vicenda di mia figlia. No, non succederà». E certo alla fine resta ancora, quell’impressione. E non è questione di falsa coscienza, e non c’è giudizio in questa strana sensazione di disagio. E l’abbiamo detto, è ovvio, ogni studio sul corpo umano sottintende una vita a cui non si pensa, è normale, è così. Sarà forse perché, stavolta, ne abbiamo visto il viso, il sorriso. Ne conosciamo la storia. E allora pensi a quel cervello – a quell’encefalo -ed vien da dire ancora due mesi, due mesi. E poi, finalmente, Eluana sarà lasciata in pace.